Attivo a partire da oggi il profilo di salute online della popolazione dell’Emilia-Romagna, una banca di open data consultabile gratuitamente, realizzata dalla Regione, che dà conto, per esempio, di quali sono le malattie croniche, infettive e generative più diffuse a livello regionale, provinciale e distrettuale, i tassi e le cause di mortalità, nonché il contesto socio-demografico e economico del territorio, che permette di “segmentare le politiche di prevenzione”.
A spiegare le caratteristiche della nuova piattaforma, le cui fonti dei dati sono, tra le altre, l’ufficio statistico regionale, l’Istat e il sistema informativo politiche per la salute e politiche sociali, è l’assessore regionale alla salute Massimo Fabi, che evidenzia come “le informazioni siano utili all’organizzazione del sistema di cura, nonché alla promozione della prevenzione: conoscere – dice – è fondamentale sia per i professionisti che per i cittadini”.
Dopo il Lazio nel 2018, l’Emilia-Romagna è la seconda regione a dotarsi di questo strumento, nato dall’evoluzione della raccolta in un volume dei dati sullo stato di salute della popolazione, utilizzato per la stesura ogni quattro anni del Piano regionale prevenzione.
Tra i vantaggi, pubblicando online i dati, c’è il loro aggiornamento annuale, ma anche la garanzia di una migliore pianificazione di programmi preventivi mirati.
Inoltre, sarà possibile fare ricerche capillari, basate su gruppi di età, sesso, o aree geografiche, con la possibilità di verificare anche l’evoluzione temporale dei fenomeni e il confronto con diverse aree della regione.
Tra le sezioni che sono in fase di elaborazione, anche quella che osserva l’adesione ai piani vaccinali, il monitoraggio delle malattie infettive e le informazioni sullo stile di vita come il fumo, l’alcol, l’attività fisica e i rischi ambientali.
I dati, per ora, si estendono su un lasso temporale di dieci anni: “la qualità e il dettaglio del dato arriva fino al livello di singoli comuni aggregati. Chiaramente, quando diamo il dato per Comune, siamo attenti che non venga violata la privacy”, visto che la priorità è “che i dati siano anonimi”, ha concluso Fabi.






















































