PROIBITO DESTINARE I DAINI ALLA MACELLAZIONE

Si è appreso da una recente determinazione dell’Ente Parco del Delta del Po di una ricerca di mercato per l’affidamento in concessione, a decorrere dal 2023, delle attività di cattura e delocalizzazione degli esemplari di daino presenti nelle pinete di Classe e di Volano, secondo cui il valore attribuito dal bando alla concessione è stato commisurato sulla base di euro 83.700 più IVA, derivante da una stima così declinata:“Il numero ipotetico di esemplari da prelevare è pari a circa 1.150; il valore della carne di daino, in Italia, varia tra 4,00 €/Kg per i maschi e 4,30 €/Kg per le femmine e i giovani dell’anno; il peso medio utile degli esemplari, tolte la pelle, la testa e la parte bassa delle zampe, è di circa 25 Kg per i maschi e 20 Kg per le femmine e i giovani dell’anno; il valore complessivo dei capi presenti, quindi, è di poco superiore ai 100.000,00 euro; ragionevolmente, non sarà possibile catturare più di 300 esemplari all’anno nei tre anni di concessione, per complessivi 900 capi ed un valore, quindi, di circa 83.700,00 euro, ossia 27.900,00 euro/anno”.

Il presupposto giuridico dell’atto sarebbe la deliberazione n. 140 del 1° febbraio 2021 con cui la Giunta regionale ha approvato un “Piano regionale per il controllo delle popolazioni di daino (Dama Dama) di Lido di Classe (RA) e Lido di Volano (FE)”, a cui è seguita l’analoga deliberazione n. 13 del Comitato esecutivo dell’Ente Parco Delta del Po stesso, di cui è membro il sindaco di Ravenna in rappresentanza di questa amministrazione comunale. Entrambi questi atti sono però in aperta contraddizione con la legge dello Stato n. 57 del 1992: “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, fondata sul principio fondamentale che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato. Se pure essa ne assegni alle Regioni, oltreché il controllo, la possibilità di autorizzarne dei piani di abbattimento, questi possono essere attuati solo dalle guardie venatorie dipendenti dalle Province, coadiuvate eventualmente dai proprietari dei fondi, purché muniti di licenza per l’esercizio venatorio, nonché dalle guardie forestali e comunali munite di licenza, essendo però assolutamente vietato alcun prelievo della selvaggina da parte di terzi, tanto meno perché lucrino sulla sua carne, trattandosi appunto di patrimonio indisponibile dello Stato. Non a caso la più recente sentenza della Corte Costituzionale, n.126 del 24 maggio 2022, ha dichiarato, su ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’illegittimità costituzionale di due norme della legge della Regione Lombardia n. 8 del 2021, che, modificando la propria legge n. 26 del 1993: “Norme per la protezione della fauna selvatica […]” ne riduceva la tutela in maniera “nettamente inferiore rispetto a quello che deriva dalle prescrizioni nazionali”, peraltro su questioni infinitamente meno rilevanti e soprattutto incruente, rispetto al vero e proprio misfatto di venderla come carne da macello. Decade dunque radicalmente la validità del presunto nuovo piano regionale per far fuori i daini, oltretutto adottato non con legge regionale come avrebbe dovuto, ma come atto amministrativo di nessuna efficacia imperativa, neppure assunto dall’Assemblea regionale, bensì dall’organo meramente esecutivo dell’Ente. Gli atti messi ora in campo dalla Regione e (per conto anche del Comune di Ravenna) dall’Ente Parco del Delta del Po vanno dunque annullati, salvo esporli a inevitabili stroncature giudiziarie, se non anche a denunce penali in carico ai responsabili.

DARE CORSO AI PIANI INCRUENTI DELLA REGIONE

La strada maestra è tornare, aggiornandoli ed estendendoli, ai piani della Regione regolarmente vigenti:

  1. il Piano per il controllo delle popolazioni di daino nelle pinete di Classe e di Volano, in atto dal marzo 2021, che ne prevede la cattura di un certo numero ogni anno ed il loro spostamento in luoghi dove possono essere liberi, compatibilmente con il loro habitat, o ceduti in custodia a privati idonei a tenerli: occorre accompagnare queste azioni con una campagna estensiva di sterilizzazione, rivolta sia a quelli trasferiti che a quelli provvisoriamente rimasti;
  2. il Piano faunistico regionale, approvato anche dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale), esistente in Emilia-Romagna dal 2018 e valido a tutto il 2023, sperimentato con successo in tratti stradali altamente pericolosi del piacentino, del modenese e del riminese, il quale, avendo tra gli obiettivi primari la salvaguardia dell’agricoltura e la riduzione degli incidenti stradali, prevede di introdurre recinzioni alle aree agricole maggiormente a rischio, sensori elettronici che propagano stimoli acustici all’avvicinarsi di un ungulato selvatico, dissuasori elettronici, attivati con le luci dei fari, che emettono stimoli visivi/acustici di disturbo degli animali e dispositivi ad ultrasuoni che li tengono lontani: interventi accompagnati da cartelli verticali informativi che avvisano l’automobilista di passaggio dell’inizio di un tratto a rischio collisione e da una applicazione gratuita per informare i guidatori sui tratti pericolosi e segnalare l’eventuale presenza della fauna selvatica.

Premesso quanto sopra in modo critico quanto propositivo,

il Consiglio comunale di Ravenna dà mandato al sindaco

affinché si attivi presso la Regione Emilia-Romagna e l’Ente Parco del Delta del Po allo scopo che:

  1. da un lato non si dia seguito al bando per l’affidamento in concessione delle attività di cattura e delocalizzazione degli esemplari di daino presenti nelle pinete di Classe e di Volano al fine di allevarli e sopprimerli per venderne le carni;
  2. dall’altro lato, di riprendere, implementandoli e rafforzandoli, i piani della Regione tuttora vigenti richiamati in premessa, volti a risolvere il sovrappopolamento dei daini stessi nelle pinete suddette in forme rispettose della loro tutela, e comunque incruente, al contempo adottando le misure previste per salvaguardare l’agricoltura, la viabilità e la circolazione stradale dai danni che producono  fuoruscendo dai confini pinetali.