PARLAMENTO Marco di Maio

Marco Di Maio fu preso di mira su Instagram, dove nell’agosto del 2020 a seguito di un’iniziativa politica, è stato minacciato. Il fatto fu segnalato alle autorità competenti. L’autore di quel commento nei giorni scorsi ha fatto pervenire una lettera di scuse. Ecco la lettera:

“Gent.mo on.le Marco Di Maio,

il sottoscritto, come a lei certamente noto anche se non ci conosciamo personalmente, è imputato nel procedimento penale per aver rivolto nei suoi confronti tramite i social frasi di inqualificabile violenza.
Commentando una sua normalissima attività politica, io, che peraltro risiedo in una città diversa e lontana, mi sono espresso con la vergognosa frase, resa con toni estremamente violenti, “Prima o poi ti faranno fuori. Chiedi la scorta”.
Il significato di tale frase è evidente e certamente non posso che essere dispiaciuto di questo mio errore.
Molto spesso, nascondendoci dietro una tastiera, non riusciamo a comprendere sino in fondo la sostanza ed il peso delle nostre parole e tantomeno del valore del confronto anche con chi la pensa diversamente da noi; ci lasciamo trasportare dalla rabbia e dalla violenza verbale senza considerare le conseguenze che parole dure e minacce possono avere sia per la persona cui sono dirette, sia anche per chi gli vive a fianco.
Oggi, riflettendoci, sono dispiaciuto, riconosco di aver sbagliato anche perchè il mio comportamento non può che fornire un esempio negativo inducendo a ritenere legittime condotte che tali non sono.
Consapevole di tutto questo, voglio porgerLe le mie più sincere e sentite scuse per le frasi rivolte nei suoi confronti.
Mi preme sottolineare come queste affermazioni sono state formulate in un particolare momento di stress emotivo e psicologico, che certamente non le giustificano, ma non appartengono alla cultura ed ai valori dello scrivente; questo per rassicurarla solo che non vi è dubbio alcuno che ‘ab origine’ non vi fosse pericolo per la sua incolumità o sicurezza, sebbene Lei non potesse averne alcuna consapevolezza, e che giammai alle improvvide parole sarebbero potuti seguire i fatti. Né le stesse avrebbero mai voluto condizionare o limitare la libertà o l’azione politica e sociale del destinatario.
Devono però essere valutate, come detto, tutte le conseguenze che parole quali quelle da me espresse possono avere, soprattutto tenendo conto del mezzo utilizzato il quale consente a più persone e sconosciuti di poterle leggere con rischi che non sono preventivabili; certamente possono indurre ad una degenerazione di espressioni o atti non accettabile in una società civile.
Anche per tale ragione Le chiedo di rendere pubblica la mia lettera di scuse con ogni mezzo che riterrà opportuno: se la mia lettera potesse servire affinchè anche una sola persona capisse o si rendesse conto dell’importanza di un uso corretto delle parole e del valore di un confronto civile anche sui social, evitando il mio stesso errore, avremmo sicuramente raggiunto un importante risultato.
Ribadisco pertanto di essere mortificato per l’accaduto, e porgo le più sentite scuse.”