“La misura attuata dalla Polizia Locale di Ravenna per eseguire i controlli delle persone positive al Covid e quindi costrette al regime di quarantena (geolocalizzazione e, in caso di diniego, invio di una pattuglia) suscita forti perplessità, di merito e di metodo, sia sotto il profilo giuridico che sotto quello politico.

Chi scrive ritiene che simile attività, in assenza di una copertura normativa di rango primario (in parole povere, in assenza di una norma di legge che autorizzi espressamente anche in ambito di polizia amministrativa tale modalità – che è utilizzata in ambito giudiziario e quindi in presenza di ipotesi di reato da perseguire), sia radicalmente illegittima.

Abbiamo letto su un quotidiano nazionale le dichiarazioni del comandante della P.M. di Ravenna (in estrema sintesi: abbiamo fatto tutte le verifiche di legittimità e comunque nessuno fino ad oggi ha fatto ricorso) che lasciano oggettivamente interdetti.

Al netto della crescente sovraesposizione mediatica di un funzionario pubblico (certo di indubbia competenza, esperienza e capacità) cui evidentemente l’Amministrazione delega molto in ambito securitario, dobbiamo ricordarci alcune cose fondamentali:

  • l’azione della pubblica amministrazione è soggetta al principio di legalità: è la legge a stabilire fini, modalità e poteri dell’Amministrazione e l’Amministrazione non può esercitare alcun potere al di fuori di quello che le viene attribuito dalla legge
  • l’indirizzo politico generale deve emanare dal Consiglio Comunale e la Giunta, guidata dal Sindaco, porta la responsabilità politica delle misure adottate dai funzionari apicali dell’ente locale
  • le restrizioni alla libertà personale, ai sensi dell’art. 13 della Costituzione, sono coperti dalla riserva di legge e di giurisdizione: è la legge a stabilire quali limitazioni sono consentite ed è l’autorità giudiziaria a doverle autorizzare caso per caso (La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.)

Ci chiediamo se il Consiglio Comunale, massimo organo di rappresentanza dei cittadini ravennati, sia stato coinvolto in una materia tanto delicata, per discutere ed esprimere il proprio indirizzo politico.

Ci chiediamo se il Sindaco e la maggioranza abbiano inteso dare carta bianca al comandante della P.M. in materia di sicurezza, se ne condividano ogni iniziativa ed in particolare se questa discutibile opzione per l’esercizio dei controlli su cittadini ammalati sia condivisa o se intenda invece rimeditarla.

Chiediamo, in definitiva, di ripensarci.”