Natale 2021 e Giornata della Pace, le celebrazioni dell’Arcivescovo
L’appuntamento fisso è alle 10 del 25 dicembre: anche quest’anno l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni, celebrerà la prima Messa nel giorno di Natale con i detenuti della casa circondariale di via Port’Aurea
Lievi variazioni, invece negli orari delle altre celebrazioni che sono tra le più sentite ed importanti di tutto l’anno liturgico. Il 24 dicembre monsignor Ghizzoni presiederà la Messa solenne nella Notte Santa alle 21.30 in Cattedrale, celebrazione che sarà trasmessa anche in diretta da Teleromagna sul canale 14 e da Ravegnana Radio Inblu (94 Mhz, www.ravegnanaradio.it). Concelebrerà con lui il parroco della Cattedrale, don Arienzo Colombo. Il 25 dicembre, dopo la Messa delle 10 in carcere, l’arcivescovo celebrerà nella Concattedrale di Cervia alle ore 18. Nel giorno di Natale, le Messe in Cattedrale seguono l’orario festivo e saranno celebrate alle 9, alle 11 e alle 18.30
Nell’ultimo giorno dell’anno, al posto della tradizionale Marcia (per evitare la diffusione del contagio) è in programma alle ore 16 in piazza San Francesco una fiaccolata della Pace, alla quale sono invitate a partecipare le rappresentanze delle diverse confessioni religiose, delle istituzioni cittadine, delle associazioni presenti a Ravenna. Il momento di preghiera, presieduto dall’arcivescovo, è organizzato dall’Ufficio per la Pastorale sociale, del Lavoro, Giustizia e Pace. A seguire alle 18.30 in Duomo, l’arcivescovo celebrerà la Messa di Ringraziamento con il Te Deum. Il primo gennaio, invece, alle 11 la Messa nella festa della Madre di Dio a Santa Maria in Porto
Natale 2021, messaggio di Auguri dell’arcivescovo, monsignor LORENZO GHIZZONI
“Siamo qui davanti a te Spirito Santo mentre ci riuniamo nel tuo nome…” così inizia la preghiera che ci prepara al cammino sinodale di questi tempi, così imprevedibili e faticosi anche per le nostre comunità cristiane. Siamo giunti alla solennità del Natale e siamo davanti ai presepi che in molti hanno preparato in casa o nelle chiese, ma con sentimenti diversi dagli altri anni. Per alcuni è difficile in questi giorni lasciar sorgere la preghiera dalla contemplazione della nascita di Gesù, il Dio grande che si è fatto volontariamente Piccolo, che è nato tra poveri e da una famiglia fedele, ma di umile condizione, quella di Maria e Giuseppe.
L’anno scorso per lunghi mesi siamo stati coinvolti dalla preoccupazione per la diffusione del virus e siamo stati chiusi nelle nostre case, così in parte quest’anno. Ma gli alti e bassi della diffusione dell’epidemia ci hanno prima sollevato poi di nuovo intristito e forse impaurito ancora di più. La sofferenza fisica e soprattutto psicologica, le restrizioni nel lavoro o nella scuola, la diminuzione delle relazioni e degli incontri, hanno rafforzato in alcuni l’abbattimento e il senso di sconfitta per un virus che non si riesce a debellare, in altri la rabbia e l’accusa o la protesta contro il “potere” politico, scientifico, economico, dell’informazione… che non cercherebbero il bene comune, ma solo il loro interesse, il dominio della società e delle coscienze, limitando la libertà dei cittadini. Vere e false notizie hanno alimentato l’uno e l’altro atteggiamento.
Ragionevolezza, buon senso, attenzione alla realtà più che alle interpretazioni suggestive di personaggi vari, spesso poco qualificati, sono prevalsi nella maggioranza dei nostri concittadini, anche tra i fedeli, ma è rimasta una piccola minoranza chiusa nei propri ragionamenti ormai cristallizzati.
Come aiutare questi fratelli e sorelle, senza fomentare il conflitto, anche nella comunità cristiana? Il cammino sinodale ci indica prima di tutto di ascoltare, e non solo i “ragionamenti” dell’altro, ma anche il cuore: cosa sta muovendosi nell’intimo della persona? Cosa lo impaurisce, lo mette in ansia, gli genera quella sfiducia che blocca i rapporti con gli altri? Quando uno arriva a negare la realtà più evidente, come rimedio estremo, deve avere una sofferenza interiore molto forte.
Poi ci è chiesto di tentare la via del dialogo, soprattutto a livello personale, perché in un clima di fiducia e di rispetto per la stima che l’altro comunque merita, si possa trasmettere la propria esperienza positiva, la propria speranza nel Signore che continua a venire sempre e ovunque tra noi, la propria modalità di stare nella situazione di incertezza e di rischio accettandola e affrontandola con l’aiuto delle persone più vicine e dei mezzi a disposizione, anche se non perfetti o risolutivi, come i vaccini. Sono persone, sono fratelli e sorelle, che devono vedere dai nostri atti e sentire dal nostro calore, che vogliamo più bene a loro che ai loro ragionamenti e nonostante quelli, che non vogliamo espellerli dal villaggio come i lebbrosi del tempo di Gesù, ma toccarli e invocare dal Padre il dono della fiducia che, anche nelle più drammatiche situazioni, è la via che salva. La fede fiduciale sia nel rapporto con Dio che con il prossimo, ci permette di credere che siamo amati e possiamo affidarci a chi ci ama: sia al Signore che si è fatto Piccolo proprio per non spaventarci o umiliarci con la sua grandezza, sia ai fratelli che vogliono il nostro bene e si prendono cura di noi.
Chiediamo allo Spirito del Signore: “Vieni a noi, assistici, scendi nei nostri cuori. Insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire tutti insieme”.
Il tuo Natale, o Signore, porti grazia e gioia a “tutto il tuo popolo e a tutti quelli che ti cercano con cuore sincero”.
+Lorenzo Ghizzoni, Arcivescovo