La pandemia da covid 19 ha purtroppo portato alla luce ciò che da qualche anno interessa da vicino il mondo della sanità pubblica, ovvero la carenza di personale e ancor più la carenza di punti di riferimento sul territorio.
I vari Pronto Soccorso sono stati letteralmente presi d’assalto con conseguente congestione dei medesimo e con l’aumento esponenziale dei ricoveri, facendo altresì crollare i numeri di tutte quelle attività definite di “routine” alle quali afferiscono tutti i pazienti con patologie croniche in regime di follow-up.
Per poter far fronte a questo altrettanto grave problema, una proposta fra tante mi sembra la più logica: il potenziamento dell’attività delle case della salute (orario 12 ore anziché 6/7) con associati ambulatori specialistici (dermatologo, cardiologo, ginecologo, ecc)
Questo permetterebbe di seguire in maniera adeguata tutti quei pazienti cronici che necessitano di terapia costante e prestazioni varie senza che questi si rechino continuamente in ospedale.
È chiaro come un altrettanto potenziamento/incremento del territorio (case della salute e assistenza domiciliare) possa rivestire un ruolo importante e strategico per i giorni a venire. Le cure primarie e la medicina del territorio saranno il futuro prossimo della medicina e un loro funzionamento corretto e capillare porterebbe sicuramente i suoi frutti, anche per quei territori decentrati (forese) che sono una risorsa importante sia dal punto vista economico che socio-culturale.
A questo punto risulta più facile capire come i Pronto Soccorso si troverebbero ad affrontare solo ciò che veramente gli compete, ovvero le urgenze e le emergenze.