25/03/2018 – Destano impressione i video girati in questi giorni sulla spiaggia di Lido di Dante: il mare avanza implacabile, sovrasta i sacchi messi a protezione alcuni anni fa ed entra nella pineta, e la duna e la spiaggia sono ormai scomparsi. Una Riserva Naturale dello Stato, ovvero di tutti i cittadini, una preziosissima oasi di bellezza e biodiversità uniche in tutta Italia distrutta quasi completamente, senza che nessun provvedimento venga preso. Costosi progetti previsti e in corso di assegnazione, barriere soffolte in sabbia (quanto durano?) davanti alla riserva, reiniezioni nei giacimenti di Angela Angelina per contrastare la subsidenza che qui viaggia sui valori pesantissimi di 2 cm annui previste da anni e mai realizzate, ma soprattutto desta sconcerto che nulla si dica più su quanto promesso già dal 2015: la cessazione delle estrazioni di metano dal campo Angela Angelina, corresponsabili dell’abbassamento del suolo. Non a caso nella relazione facente parte del progetto di salvaguardia della costa ed intitolata “Modellazione del paraggio costiero Lido di Dante – Bevano finalizzata alla individuazione di proposte di interventi integrati di difesa costiera su tutta l’area” elaborata dal Dipartimento Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell’Università di Bologna si parla di “subsidenza artificiale” e in tutte le altre relazioni si parla di “elevatissimo tasso di subsidenza”. Leggiamo che il muretto di protezione per il centro abitato è in fase di completamento: chi gestirà i varchi per impedire l’accesso delle acque? E dove finisce il muretto cosa succederà? Intanto l’argine fluviale dei Fiumi Uniti sta diventando un argine di protezione dell’ingresso del mare. Un paese, i propri cittadini e la propria economia sono a rischio, un tratto di costa tra le più preziose del nostro patrimonio ambientale mandata in rovina, costosissimi progetti finanziati da ENI per mettere una pezza ma solo parzialmente attuati, con il Comune di Ravenna che resta il silenzio nonostante le promesse: ce ne sarà di che dar battaglia anche in Parlamento.