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Intanto che il presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna Daniele Rossi si gode la pioggia di congratulazioni per la sua recentissima nomina a presidente di Assoporti, salta fuori un documento relativo al relitto Berkan B che dipingerebbe l’operato della sua Autorità Portuale non propriamente degno di applausi.

Da una delibera di AP firmata da Rossi dei primi di agosto 2019 si legge: Riscontrato, a seguito di sopralluogo effettuato da parte della Capitaneria di Porto di Ravenna nell’area ove è situato il relitto in questione finalizzato al controllo delle operazioni di posa in opera di panne galleggianti antinquinamento, un preoccupante aumento del livello dei liquidi presenti all’interno della motonave.

E ancora: “Preso atto, inoltre, delle numerose segnalazioni pervenute da parte della locale Capitaneria di Porto in merito al relitto in questione, che in considerazione dell’attuale stato nonché della particolare configurazione del fondale marino, caratterizzato dalla presenza di una scarpata in prossimità dello stesso, potrebbe subire una ulteriore compromissione della galleggiabilità e della stabilità per effetto di agenti meteomarini e di altri eventi esterni, rappresentando, in tal modo, un serio pericolo alla pubblica e privata incolumità e “Tenuto conto della necessità, alla luce di quanto sopra, di provvedere con estrema urgenza alla messa in sicurezza del natante al fine di rimuovere lo stato di pregiudizio alla pubblica incolumità e ripristinare lo stato di sicurezza della navigazione e delle acque portuali”.

 Infine, davanti alla manifesta somma urgenza descritta nel documento, leggiamo allibiti: “Tenuto conto che, internamente alla Direzione Tecnica di questa Autorità di Sistema, non è al momento possibile espletare adeguatamente tale incarico in quanto il personale deve far fronte ad altre attività di istituto, né possiede adeguata esperienza nella specifica materia di che trattasi e che non vi sono convenzioni in essere con altre Amministrazioni, utilizzabili a tale scopo; Preso atto, pertanto, della necessità di procedere all’individuazione di un tecnico esterno qualificato…”. E così, per circa 40 mila euro, il lavoro viene affidato a un tecnico esterno.

Ci chiediamo, però, cosa è stato fatto fino ad ora. Da quel che sembrerebbe dalle testimonianze fotografiche e dagli articoli di stampa, il relitto è restato in balia degli eventi per ben 16 mesi, da ottobre 2017 (rottura in due dello scafo per errata demolizione, non si sa come né da chi autorizzata) fino alla denuncia depositata presso i Carabinieri da questo meetup l’11 febbraio 2019 e fino alle foto apparse in rete il giorno stesso che ritraevano il disastro imminente. Pare che una minima bonifica sia stata effettuata solo a partire dal 12 febbraio. Nonostante l’urgenza ed il pericolo, cosa ha fatto l’Autorità Portuale fino ad allora?

Perché nella delibera non viene assolutamente presa in considerazione l’ipotesi della rimozione del relitto? Magari stanno studiando il modo per stabilizzarlo in acqua e per regalare alla città di Ravenna l’ennesimo relitto abbandonato che resterà par sempre nel cimitero (abusivo?) delle navi, contiguo al SIC ZPS zona di Parco del Delta del Po “Discarica per fanghi e rottami pericolosi dei Piomboni”? Amministrazioni da terzo mondo? Nessuna parola in merito né dal Parco del Delta del Po, né dal Sindaco di Ravenna, né tantomeno dall’Autorità Portuale. Intanto immagini di sei giorni fa mostrano ancora una volta la drammatica situazione e l’acqua che continua a crescere dentro al relitto.