“Per una selva oscura… tra carcasse e padelloni; Dante s’è smarrito alla foce dei Piomboni”

Apriamo la pagina ufficiale del Comune di Ravenna dedicata alla promozione turistica “Ravenna Tourism” sul social “facebook”, e leggiamo un post comparso domenica 1 settembre: “Un panorama unico sulla pineta di Classe e sul torrente Bevano, ultima foce estuariale dell’Alto Adriatico libera di evolversi naturalmente fino a congiungersi con il mare”, per la foto di dreamerdron.

In effetti, è così: l’immagine che correda queste suggestive parole spazia sognante a volo d’uccello su ampi orrizzonti, e l’acqua si confonde nel cielo liberamente in ampie curve, mentre strisce di verde emergono e segnano l’orrizzonte con la tanto amata chioma dei pini. Ravenna e il suo patrimonio naturale preziosissimo… Certamente l’Ufficio Turismo del Comune, gli uffici dello Iat, di Ravenna Incoming, di tutti coloro i quali, sotto lo sguardo vigile dell’assessore, danno sempre il meglio per offrire la nostra meravigliosa Ravenna ai visitatori e all’occhio amorevole di chi ci è nato, non potevano, anche in questa occasione, scegliere un accostamento più efficace di poesia e bellezza. Bravi. Dopo poco, mette il “mi piace” al post l’assessore allo sviluppo economico Cameliani, e quello al turismo, Costantini, sempre così ansioso di voler “valorizzare” Bassona e Bevano, commenta con uno strameritatissimo “Wow”. Eppure… l’occhio che si attarda ad osservare meglio l’immagine, per scoprire le anse di questo Bevano consapevolmente strappato al suo isolamento lungo di anni dopo l’incendio della Ramazzotti per essere lasciato – senza controlli – alla mercè dei visitatori e dei bikers che sfrecciano veloci, dapprima si imbatte, in primo piano, in una serie di spiazzi riempiti di strane sostanze rossastre. Seguono poi una serie di capanni lungo la riva del Bevano. Ma non li avevano tutti abbattuti nel 2012 per lasciar rinascere al meglio la Riserva Naturale? All’interno dell’ampia foce, uno spazio semisommerso: ma ci sta, il torrente è libero di evolersi e la sua geografia mutevole. A destra, invece… un ampio riquadro arginato, proprio dentro la foce del Bevano. Come mai? Sono cambiate le norme di tutela?

Ebbene… Vogliamo aiutarli, questi nostri assessori e tecnici, questi stipendiati operatori del florido turismo di Ravenna: se allargano un po’ l’immagine, in fondo a sinistra, guardando bene, magari possono vedere anche altre importantissime risorse che valeva la pena ricordare nel post: si tratta del cimitero delle navi, e della Berkan B. Sempre più in fondo il porto industriale, mentre il riquadro proprio dentro la “foce” e il materiale rossiccio sono le casse di colmata per i fanghi del Candiano. I capanni sono padelloni da pesca e c’è l’idrovora San Vitale, e la colonia della Croce Rossa dentro la pineta. Già, perché foce Bevano, anche se forse la precisazione, al giorno d’oggi, e di poco conto, non è la Pialassa dei Piomboni. Ah, chissà se lo ricorderanno durante la redazione del prossimo post: la pineta di Classe non si trova alla foce del Bevano. Povero Dante, la sua pineta…