Il momento è grave per il nostro porto. Il continuo decremento degli sbarchi ed imbarchi preoccupa molto. Siamo passati dal – 3,3% di gennaio, al -1,2% di febbraio, al -12,7% di marzo, al -13,2% di aprile, al -18,8% di maggio, eppure qualcuno pensa ancora che la vera panacea sia l’escavo del Candiano, assolutamente necessario sì, ma tutto da realizzare. Nel frattempo, è però in gioco la sopravvivenza delle imprese e delle attività che rappresentano l’ossatura del porto, senza delle quali si rischia perfino di costruire cattedrali sull’acqua. Abbiamo necessità di nuovi approcci e soluzioni tecniche, applicabili da subito, non tanto di suggestioni e incantesimi politici. Per questo – come chiedono ora anche i sindacati – occorre che Regione, enti locali, Autorità portuale, SAPIR, Compagnia Portuale, ecc. costituiscano un fronte comune di controffensiva, senza dimenticarsi di chiamare a raccolta e a collaborazione chi lavora in prima persona, tutti i giorni, per portare nuovi traffici portuali a Ravenna, siano essi spedizionieri internazionali o trasportatori su gomma o ferrovie dello Stato. Occorre farlo subito, finché siamo in grado di rialzarci.

In tema di rilancio del nostro porto, Lista per Ravenna ha da tempo espresso un’idea che non ha bisogno di tempo per la messa in opera. Ovvero, rivedere tutte le tariffe portuali, utilizzando le risorse che provengono dalla Regione e dallo Stato, per dare sostegno alle società e alle aziende che ne hanno necessità. Applicare uno sconto del 10 per cento su tutte le tariffe portuali e unificarle è fattibile senza mandare in fallimento nessuno. Spesso è la miopia di chi deve approvarlo il vero ostacolo da rimuovere.

Vivendo da sempre, con esperienza da vendere, nel settore delle attività logistiche e delle spedizioni di beni in ambito internazionale ho formulato varie proposte ai maggiori enti del nostro porto al fine di non perdere il project cargo unicamente emettendo tariffe più convenienti. Ho però cozzato contro schemi di argomentazione arcaici e legami indissolubili, che mi hanno fatto desistere. È ormai noto che la Cosco, compagnia di navigazione dello stato cinese, ha chiesto ai loro clienti di orientare i propri trasporti in porti, tra cui il nostro, diversi da quello di Genova, ormai impraticabile e antieconomico. Cerchiamo di non farci sfuggire questa opportunità, cominciando ad alleggerire opportunamente i carichi tariffari.