“Sembra che l’idea di realizzare una sola provincia romagnola in sostituzione delle tre esistenti, abbia ritrovato nuovo slancio. Ciò è un fatto molto positivo. Occorre mettere in evidenza – per non creare illusioni – che serve una cornice nazionale che ridia funzioni, poteri e possibilmente una maggiore legittimazione alle nuove province.
Perchè un ente che dovrebbe rappresentare oltre un milione di romagnoli, sarebbe bene fosse guidato da un’Amministrazione scelta dai cittadini e non solo dai delegati dei comuni che ne fanno parte. Ma questa non è certo una scelta che può essere determinata a livello locale.
Il quadro di oggi è assai diverso da quello di qualche anno fa, tenere insieme la Romagna è purtroppo meno semplice di quanto dovrebbe (la vicenda delle Camere di commercio, che ha visto il mondo economico inspiegabilmente dividersi e formare una Camera di commercio a Ravenna e Ferrara distinta da quella della Romagna, costituita purtroppo ‘solo’ da Forlì-Cesena e Rimini) e in assenza di maggiori poteri, il rischio è quello di unire tre debolezze senza la certezza che questo produca un ente più forte.
I progetti e gli appelli che provengono oggi dal mondo cooperativo e Confindustria – e prima di loro anche da altre organizzazioni – vanno accolti molto favorevolmente ed è compito di politica e istituzioni inserirli in un contesto giuridico favorevole a livello nazionale.
Personalmente, essendo da sempre un promotore di questa idea, saluto con grande favore questa ritrovata voglia di Romagna. In questa stagione di ripartenza degli investimenti pubblici e di una progettualità che stimola a pensare in grande, la Provincia di Romagna avrebbe più senso che mai.
Perchè il processo di fusione delle tre Province (ammesso che parta) sia davvero utile ed efficace, abbiamo bisogno che venga al più presto adottata una riforma del testo unico degli enti locali che riassegni funzioni, risorse, personale e poteri all’Ente Provincia.
La buona notizia è che è sul tavolo della ministra dell’interno, Luciana Lamorgese, c’è una riforma del testo unico degli enti locali di cui ho avuto modo personalmente di seguire la gestazione. Un testo che certamente può fornire uno stimolo positivo a progetti come quello della Provincia unica romagnola.
Il primo atto da compiere, dunque, è proprio questo: spingere il Governo – e a seguire il parlamento – a varare questo testo in tempi rapidi. La bozza c’è, va portata al più presto in Consiglio dei ministri e sottoposta poi all’esame delle aule parlamentari. A tal fine, sto sollecitando per le vie brevi (e se necessario lo farò nei prossimi giorni anche con una interrogazione parlamentare) l’emanazione del testo.
Certamente nel frattempo si possono compiere degli atti a livello locale. Ad esempio è possibile sottoscrivere accordi di collaborazione tra i tre enti provinciali romagnoli, stipulare convenzioni, agire in modo congiunto e coordinato.
E va riconosciuto che sotto la spinta di chi ci ha creduto prima di altri, oggi più che in passato ci sono politiche che vengono decise su scala romagnola: ad esempio la sanità, le politiche idriche, il sistema dei trasporti. E’ ancora insufficiente, ma sono passi rilevanti.
La forza dell’idea di Provincia di Romagna risiede nella omogeneità del suo territorio, nella sua matrice storica e culturale comune, nella straordinaria vivacità imprenditoriale e nelle enormi potenzialità di crescita in tutti i settori. Occorre che tutti capiscano che ragionare in ottica romagnola rende tutti più forti. Anche i comuni più piccoli (che dovrebbero a loro volta ragionare di fusioni e aggregazioni, senza tabù).
E se oggi, come sembra a parole, c’è la disponibilità di tanti sindaci e amministrazioni un tempo recalcitranti, è il tempo di passare concretamente ai fatti e cominciare a porre le prime pietre del progetto romagnolo.”