foto di repertorio

Una ragazza di origini albanesi del 1987 si è presentata piangendo poche sere fa,con un bimbo in braccio al Comando della Polizia Locale dell’Unione della Romagna Faentina, in via Baliatico a Faenza, denunciando di aver paura di rientrare a casa perché il marito, anche lui albanese, aveva minacciato di ucciderla, a seguito della decisione della donna di lasciarlo a causa dell’ubriachezza cronica dell’uomo

La ragazza, sposata da 16 anni e residente a Faenza da anni, ha raccontato ai vigili la disperazione nella quale è sprofondata, causa l’abuso cronico di alcool del marito che avrebbe trasformato la vita familiare in un inferno, fatto di abusi fisici e psicologici. La polizia locale manfreda si è attivata immediatamente e, trovando i primi riscontri oggettivi a quanto la ragazza stava denunciando, ha immediatamente attivato la nuova procedura entrata in vigore con la cosiddetta norma “codice rosso”. 

Gli agenti hanno così immediatamente provveduto a tutelare fisicamente la ragazza  scortandola a casa per recuperare i suoi effetti personali  e recuperare anche un’altra figlia minorenne della donna, garantendo a madre e minori una prima protezione. Made e figli sono quindi poi state affidati all’associazione Sos Donna, sssociazione nata a Faenza l’8 marzo 1994, che si occupa di fornire un servizio di prima accoglienza a donne che si trovano in uno stato di temporanea difficoltà, che hanno subito o subiscono violenza. Sos Donna ha provveduto a sistemare la ragazza e i figli in una propria struttura protetta.

Le prime risultanze investigative dei vigili faentini, hanno confermato che la ragazza aveva già formalmente sporto una denuncia per essere stata minacciata di morte dall’uomo ad un’altra forza di polizia e che il marito aveva avuto atteggiamenti preoccupanti anche nei confronti dei colleghi di lavoro della ragazza che gli consigliavano di denunciare i maltrattamenti subiti alle forze dell’ordine. Le risultanze investigative sono state immediatamente trasmesse, come prescritto dalla norma, alla Procura della Repubblica di Ravenna, che ha assunto la direzione delle indagini.