Un’alternativa legale alle dinamiche che alimentano lo sfruttamento in agricoltura. Parte il progetto Sipla (Sistema Integrato di Protezione per i Lavoratori Agricoli), un progetto nazionale che coinvolge oltre 50 soggetti del terzo settore distribuiti in 14 regioni, tra cui l’Associazione Farsi Prossimo. La rete è promossa da Consorzio Communitas e dall’Arci attraverso due progetti del Ministero dell’Interno e del Ministero del Lavoro sostenuti dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-20. Sipla nasce in continuità con il progetto Presidio di Caritas Italiana e vuole promuovere una cultura del lavoro regolare ed etico e valorizzando l’esperienza delle Caritas diocesane impegnate, negli ultimi anni, nell’assistenza e nell’orientamento dei lavoratori migranti impiegati nel settore.

Il fenomeno dello sfruttamento lavorativo ha assunto negli anni dimensioni preoccupanti: in alcune regioni migliaia di lavoratori, a causa della mancanza di un sistema di accoglienza idoneo, sono costretti a occupare strutture abbandonate e fatiscenti. In assenza di un efficiente processo di domanda e offerta regolare, che tenga conto anche dell’esigenza di un’accoglienza dignitosa e del riconoscimento dei diritti del lavoratore, si assiste alla nascita di sistemi lavorativi irregolari, che costringono il lavoratore a sottostare alle dinamiche del “lavoro nero” o del cosiddetto “lavoro grigio”, e talvolta al ricatto dei “caporali”.

Come funziona Sipla

Sipla è diviso in due aree d’intervento: a Nord capofila è Communitas, consorzio che coinvolge molti degli enti gestori dei servizi delle Caritas diocesane, a Sud lo stesso incarico è ricoperto da Arci nazionale. Tra i partner ci sono associazioni di categoria dei datori di lavoro, società di intermediazione lavorativa, organizzazioni che si occupano di lavoro etico. Lo scopo è creare presidi che possano poi diventare permanenti, in favore dei lavoratori stagionali stranieri vittime o potenziali vittime di sfruttamento lavorativo: luoghi di ascolto, presa in carico, orientamento rispetto alla situazione giuridica, medica e lavorativa, accompagnamento a servizi di seconda soglia. La presa in carico sarà personalizzata e ogni lavoratore potrà seguire un suo percorso usufruendo di risposte per cercare di raggiungere la propria autonomia.

Il lavoro di Farsi Prossimo, in collaborazione con Caritas diocesana e Progetto Policoro, è iniziato con diversi incontri per costruire una rete locale che diventi sempre più operativa. Al momento gli operatori hanno incontrato enti pubblici, privati, sindacati e associazioni di categoria con i quali si prevede di firmare protocolli di intesa a sostegno dei beneficiari e delle azioni rivolte al loro percorso di autonomia. Tutte le attività si andranno a integrare con progetti già attivati da Caritas diocesana sul nostro territorio per la costruzione di percorsi di inclusione sociale e lavorativa regolari nel settore dell’agricoltura.