Pubblichiamo un messaggio arrivato in redazione in questi giorni difficili di emergenza sanitaria. Si tratta di un operatore di un centro residenziale dedicato a persone con disabilità della città di Ravenna che chiede più attenzione per queste strutture, per i suoi ospiti e per le persone che vi lavorano. Proprio in queste ore il tema è stato ripreso anche a livello nazionale. Da una parte, infatti, le restrizioni a cui tutti siamo sottoposti iniziano a diventare insopportabili per molte persone con disabilità alle quali a volte è difficile anche solo spiegare o far fare rispettare il distanziamento sociale; dall’altra chi lavora all’interno delle strutture chiede più attenzione dal punto di vista sanitario:
“Sono un O.S.S. (operatore socio sanitario) e lavoro in un centro residenziale per i disabili e adulti problematici di Ravenna, un settore che in questo periodo è stato veramente dimenticato, come noi. Andiamo al lavoro tutti giorni con la paura che ognuno di noi possa portare il covid19 nella struttura senza saperlo, tutte le volte che i nostri ragazzi si ammalano di febbre o altro mi viene l’angoscia e l’ansia . E purtroppo nessuno fa niente in queste strutture. Non abbiamo mai visto un tampone effettuarsi in tutto questo periodo. Le cooperative ci dicono che dobbiamo stare tranquilli e utilizzare i D.p.i. ,ma quali d.p.i. che abbiamo soltanto le mascherine e i guanti, non abbiamo nemmeno il modo di proteggerci e ti proteggere. Siamo un ramo della sanità o del sociale dimenticati nelle mani del Signore. Si pensa agli anziani e alle case di riposo, ma dei disabili, dei più deboli, dei ragazzi con autismo che abbiamo dentro da mesi che non possono andare a casa a vedere i loro genitori, parenti, che comunque sia con la loro malattia o la loro gravità di salute, trovarsi rinchiusi e non capire il perché non è facile. Spesso succede che sono tutti ammassati, circa 15-20 pazienti in un salone di circa 25-30mq, e mi chiedo la cosiddetta distanza di sicurezza li dentro dove sta? A volte è proprio un affollamento. Ma pazienza tanto a loro non succederà nulla, sono giovani, (ma nessuno lo sa che sono immuno depressi, con molte patologie, agitati, tristi, soli, abbandonati) possono farcela. Mi auguro veramente tanto che questo covid non ci tocchi , anche se ho veramente molto paura, perché li dentro siamo 30 oss e 10 educatori e nessuno mai ci ha fatto un tampone, per di più quando ci sono le malattie arrivano le sostituzioni come succede ovunque e giustamente non sappiamo chi e com’è messo, ci rassicurano soltanto di stare tranquilli. Ma io non posso stare tranquilla, perché a casa ho due figli anch’io, famiglia come tanti altri miei colleghi. Ma a nessuno dei capi questa cosa interessa tanto. Questo è il mio sfogo perché siamo stati e siamo dimenticati dal comune, dalla sanità, mi fa rabbia sentire soltanto le case di riposo, ma i centri residenziali per i disabili, per psichiatrici, per i ragazzi problematici che fine fanno?”