L’indagine della procura di Ravenna sulla CMC di Ravenna (Cooperativa Muratori e Cementisti) potrebbe avere un impatto sui lavoratori. La Giunta dica se “abbia intenzione di attivarsi per tutelare eventuali criticità che dovessero risultare dal punto di vista occupazionale”.

Il consigliere Andrea Liverani (Lega) chiede un intervento della Regione sulla vicenda giudiziaria che sta vivendo la “quarta impresa di costruzioni in Italia”, che ha chiuso il 2017 con un fatturato di oltre 1,1 miliardi di euro, di cui il 65% realizzato all’estero, che occupa 6mila dipendenti e ha 550 soci. Il debito chirografaro ammonta a 1,8 miliardi “somma che comprende anche 575 milioni di debito costituito da obbligazioni”.

Il consigliere ricorda l’importanza della storica Cmc, nata nel 1901, che opera in tutto il mondo ed è fra i pochi general contractor italiani che concorrono per grandi appalti. Nel 2020 venne presentato un piano di rilancio, dopo l’ammissione al concordato preventivo, che prevedeva di soddisfare i creditori con l’uso di strumenti finanziari partecipativi che avrebbe consentito, dal 2020 al 2021, di ottenere ricavi attendibili dalla continuità aziendale e di mantenere la governance.

Di recente, però, la Guardia di finanza ha eseguito diverse perquisizioni, nell’ambito dell’indagine della procura ravennate, che ipotizza i reati di falso in bilancio (per il 2016 e il 2017) attraverso la sopravvalutazione di alcune commesse “e simulando crediti inesistenti, allo scopo di consentire all’azienda di essere ammessa al concordato preventivo come citato in premessa, per cercare di salvare la grande cooperativa dalla grave crisi finanziaria in cui si era immersa”.