È possibile offrire un futuro diverso ai ragazzi cresciuti all’ombra di potenti famiglie mafiose? Come aiutarli a sfuggire a un destino già scritto, restituendo loro la possibilità di scegliere?

Sarà questo il tema centrale dell’incontro dibattito che si terrà, con il Dott. Interdonato, nella mattinata di Venerdì 14 Maggio 2021 alle ore 10 in diretta streaming nella pagina youtube Unione dei comuni della Romagna Faentina , con il fine di «conservare, rinnovare e costruire una memoria storica condivisa in difesa delle istituzioni democratiche» e sensibilizzare l’intera comunità cittadina, a partire dalle generazioni più giovani e dal mondo della scuola, «sul valore storico, istituzionale e sociale della lotta alle mafie […] e sui successi dello Stato nelle politiche di contrasto e di repressione di tutte le mafie», come recita il testo di legge.

Alunni e docenti ne discuteranno con il dott. Enrico Interdonato, psicologo messinese che dal 2013 si occupa di minori e mafia, al cui impegno con i “figli della ‘ndrangheta” è ispirata la figura dello psicologo interpretata nella fiction RAI “Liberi di Scegliere”, diretta da Giacomo Campiotti e andata in onda per la prima volta il 22 gennaio 2019.

Laureatosi all’Università degli Studi di Messina con una tesi sulla psicologia del fenomeno mafioso, il dott. Interdonato ha, infatti, collaborato con il magistrato Roberto Di Bella (interpretato nella fiction da Alessandro Preziosi, che veste i panni del giudice Marco Lo Bianco), in forza al Tribunale dei Minori di Reggio Calabria e pioniere di un nuovo modo di combattere la criminalità organizzata, che comporta l’allontanamento dei figli minori dei mafiosi dalle famiglie d’origine, per spezzare la continuità generazionale della cultura mafiosa e far loro sperimentare la possibilità di una vita diversa. Perché «la ‘ndrangheta non si sceglie, si eredita».

Nel 2013 il dott. Interdonato ha seguito il primo caso di minore oggetto di provvedimento di tutela con collocamento fuori regione siglato dal giudice Di Bella: un giovane in esecuzione penale, cui è stata assegnata come destinazione proprio la città di Messina, diventata la prima “officina di un laboratorio antimafia” che punta a salvare i figli dei boss da un futuro già segnato, fatto di carcere, violenza e spesso una morte prematura, strappandoli a un’eredità ingombrante che pesa sulle loro spalle come un macigno e dimostrando che un ragazzo di mafia non è solo un cognome e, in un contesto diverso da quello d’origine, può davvero invertire il proprio destino e scegliere di percorrere una strada diversa.

Da allora il dott. Interdonato ha maturato una vasta esperienza di intervento “sul campo” con questa specifica utenza, estendendo il proprio operato a interi nuclei familiari – compresi soggetti detenuti – e coniugando operativamente l’istituzione pubblica e il privato sociale nella sperimentazione di forme innovative di “presa in carico” che hanno fornito risultati molto positivi. È stato, inoltre, ascoltato in audizione dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e ha fatto parte, in qualità di consulente esperto, del Tavolo 10 “Mafie e Minori, nell’ambito degli Stati generali della lotta alle mafie, contribuendo con la propria professionalità a delineare un modello giuridico, organizzativo e sociale realmente efficace, in grado di affrontare in un’ottica di sistema il fenomeno del coinvolgimento dei minori nelle associazioni criminali.

Si tratta di una sfida indubbiamente molto impegnativa, ma che in questi anni ha avuto ricadute significative sulla realtà calabrese (e non solo), cercando concretamente di offrire un futuro migliore a tanti giovani cresciuti all’ombra di famiglie ingombranti, con un cognome pesante come un marchio di infamia, dal quale sono riusciti faticosamente a riscattarsi, scoprendo che un destino diverso, in cui poter scegliere ed essere liberi, è davvero possibile.

Un’occasione preziosa, dunque, per i ragazzi del “Persolino-Strocchi” che, a partire dalla visione della fiction, potranno confrontarsi su questi temi di grande importanza e attualità con un protagonista diretto della lotta alla mafia, avendo l’opportunità di riflettere su quanto anche la scuola può fare per contribuire a diffondere una più forte e condivisa cultura della legalità e sul valore decisivo della libertà di scegliere il proprio futuro che, lungi dall’essere un diritto ormai consolidato, per molti giovani è oggetto di una faticosa conquista.

Da diversi anni, su impulso del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, ha inoltre preso avvio un’azione di raccordo delle componenti istituzionali e sociali che si occupano a vario titolo della tutela dei minori attraverso l’iniziativa progettuale “Liberi di scegliere”.

Questa iniziativa ha l’obiettivo di aiutare i giovani che vivono in contesti di criminalità organizzata di stampo mafioso ad affrancarsi dalle logiche che conferiscono alla famiglia uno specifico ruolo malavitoso di “imprinting” e vincolo dei membri più piccoli ad un progetto di vita di tipo criminale.

In questa prospettiva di restituzione ai giovani della libertà di determinarsi e costruire un diverso percorso di vita, il Ministero della giustizia, dell’interno, dell’istruzione,  dell’università e della ricerca la Presidenza del Consiglio dei Ministri , il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, la direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo la conferenza Episcopale Italiana, il tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, la procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Libera. Associazioni, Nomi e Numeri contro le Mafie hanno siglato un Protocollo d’intesa indica gli spazi di intervento operativo e gli interlocutori, dando vita, livello centrale, ad una governance di sistema condivisa, grazie alla collaborazione di diversi attori istituzionali, anche al fine di favorire la segnalazione all’autorità giudiziaria di segnali di disagio personale o richieste di aiuto, più o meno esplicite, da parte di uno studente o una studentessa.