14/04/2018 – Lista per Ravenna, Lega Nord, Forza Italia e La Pigna hanno appena depositato una mozione, primo firmatario Alvaro Ancisi, con cui sottopongono al voto del consiglio comunale la seguente proposta, rivolta al sindaco e alla giunta comunale: ““Mettere a punto, d’intesa con Ravenna Teatro, alcune linee di indirizzo gestionale volte a far sì che, nella programmazione del teatro Alighieri, non figurino spettacoli palesemente in distonia con la sensibilità e i sentimenti di larghe fasce del pubblico potenziale di un Teatro civico di Tradizione, in particolare se prodotto e messo in scena in massima parte con denaro pubblico””. L’’iniziativa trae origine dalla recente messa in scena al Teatro Alighieri di “Delitto e castigo” per la regia di Konstantin Bogomolov. “Premesso che in tale adattamento, Raskòl’nikov, personaggio chiave del romanzo, è rappresentato da un immigrato africano privo di qualsiasi ideologia, che uccide la vecchia usuraia e sua figlia, la mozione, raccogliendo le recensioni di stampa indipendenti, ne riassume i contenuti controversi nella “rappresentazione insistita di una sessualità violenta espressa con numerosi pretesti pornografici, tra cui svariate veritiere raffigurazioni di sesso orale”, così esplicitata: “Entrando in scena, Raskòl’nikov compie l’omicidio dell’’usuraia, strozzandola col proprio liquido seminale. Il poliziotto che indaga ne assaggia gli schizzi sul corpo della defunta, provocandone il commento: ‘«I negri sono dolci come la nutella. La nutella è dolce come i negri’». C’è anche un incesto, tra Raskòl’nikov e la figlia (sorella dell’usuraia). Fanno ripetutamente da sottofondo sonorità da orgasmi a luce rossa. Il personaggio Nikolaj, autoaccusatosi di un delitto non commesso, è rappresentato come uno spastico demente. ‘Su quest’’umanità contraddittoria e melliflua che fa sorridere, smuove alla compassione e stimola il disgusto, cala dall’’alto un pesante crocifisso: simbolo di un Dio pantocrate e di una religione asfissiante (da teatroecritica.it). Cristo è un manichino asessuato, né uomo né donna””. La mozione ricava da ciò elementi di forte disagio per larga parte del pubblico potenziale dell’’Alighieri, aperto anche ai minori in tenera età: “Le scurrilità, oscenità e turpitudini di cui lo spettacolo è infarcito; l’irrispettosa rappresentazione del simbolo su cui si fonda la religione maggioritaria in Italia (come del resto sarebbe per ogni altra religione); l’uso di definizioni (“negri”) o raffigurazioni (Raskòl’nikov, sua madre e sua sorella truccati da neri) percepibili come razzistiche; l’immagine derisoria della disabilità (il personaggio ingenuo grottescamente esposto alle risate come storpio). I gruppi di opposizione aggiungono nel testo le seguenti altre considerazioni di generale interesse pubblico. L’’opera è stata prodotta da Emilia-Romagna Teatri, ente pubblico regionale, finanziato per tre quarti con denaro pubblico, nel 2017 pari ad 8 milioni di euro; mentre Ravenna Teatro, che l’’ha messa in scena, finanzia per oltre la metà le attività annuali svolte per il Comune di Ravenna con altro denaro pubblico, pari a 600 mila euro: tre quarti di questi, cioè 450.000 euro l’anno, sono versati dalle casse comunali. Nelle due serate dello spettacolo, per complessivi 1.700 posti vendibili, i biglietti venduti sono stati appena 253, mentre imprecisata è stata la presenza dei 692 abbonati che avevano inserito quest’’opera nel proprio carnet, non preavvertiti dei suoi contenuti dirompenti rispetto al romanzo originale. L’’incasso, tra biglietti e quota parte degli abbonamenti, non ha pareggiato neppure l’’ingente prezzo di 17.000 euro versato da Ravenna Teatro ad Emilia-Romagna Teatri per la messa in scena dello spettacolo, ai cui costi effettivi occorre però aggiungere la propria quota parte sui costi dell’’intera stagione teatrale, calcolabili in svariate centinaia di migliaia di euro, comprendenti le spese artistiche, i costi del personale, i costi generali di gestione, ecc. “Ferma restando la libertà di espressione, come del resto la libertà di critica, e lungi dal fare censura sui lavori di ricerca artistica, anche provocatori e dissacranti, qual è l’opera in questione di Bogolomov”, Lista per Ravenna, Lega Nord, Forza Italia e La Pigna hanno quindi ritenuto necessario sottoporre al consiglio comunale la mozione di cui sopra” .14/04/2018 – Lista per Ravenna, Lega Nord, Forza Italia e La Pigna hanno appena depositato una mozione, primo firmatario Alvaro Ancisi, con cui sottopongono al voto del consiglio comunale la seguente proposta, rivolta al sindaco e alla giunta comunale: ““Mettere a punto, d’intesa con Ravenna Teatro, alcune linee di indirizzo gestionale volte a far sì che, nella programmazione del teatro Alighieri, non figurino spettacoli palesemente in distonia con la sensibilità e i sentimenti di larghe fasce del pubblico potenziale di un Teatro civico di Tradizione, in particolare se prodotto e messo in scena in massima parte con denaro pubblico””. L’’iniziativa trae origine dalla recente messa in scena al Teatro Alighieri di “Delitto e castigo” per la regia di Konstantin Bogomolov. “Premesso che in tale adattamento, Raskòl’nikov, personaggio chiave del romanzo, è rappresentato da un immigrato africano privo di qualsiasi ideologia, che uccide la vecchia usuraia e sua figlia, la mozione, raccogliendo le recensioni di stampa indipendenti, ne riassume i contenuti controversi nella “rappresentazione insistita di una sessualità violenta espressa con numerosi pretesti pornografici, tra cui svariate veritiere raffigurazioni di sesso orale”, così esplicitata: “Entrando in scena, Raskòl’nikov compie l’omicidio dell’’usuraia, strozzandola col proprio liquido seminale. Il poliziotto che indaga ne assaggia gli schizzi sul corpo della defunta, provocandone il commento: ‘«I negri sono dolci come la nutella. La nutella è dolce come i negri’». C’è anche un incesto, tra Raskòl’nikov e la figlia (sorella dell’usuraia). Fanno ripetutamente da sottofondo sonorità da orgasmi a luce rossa. Il personaggio Nikolaj, autoaccusatosi di un delitto non commesso, è rappresentato come uno spastico demente. ‘Su quest’’umanità contraddittoria e melliflua che fa sorridere, smuove alla compassione e stimola il disgusto, cala dall’’alto un pesante crocifisso: simbolo di un Dio pantocrate e di una religione asfissiante (da teatroecritica.it). Cristo è un manichino asessuato, né uomo né donna””. La mozione ricava da ciò elementi di forte disagio per larga parte del pubblico potenziale dell’’Alighieri, aperto anche ai minori in tenera età: “Le scurrilità, oscenità e turpitudini di cui lo spettacolo è infarcito; l’irrispettosa rappresentazione del simbolo su cui si fonda la religione maggioritaria in Italia (come del resto sarebbe per ogni altra religione); l’uso di definizioni (“negri”) o raffigurazioni (Raskòl’nikov, sua madre e sua sorella truccati da neri) percepibili come razzistiche; l’immagine derisoria della disabilità (il personaggio ingenuo grottescamente esposto alle risate come storpio). I gruppi di opposizione aggiungono nel testo le seguenti altre considerazioni di generale interesse pubblico. L’’opera è stata prodotta da Emilia-Romagna Teatri, ente pubblico regionale, finanziato per tre quarti con denaro pubblico, nel 2017 pari ad 8 milioni di euro; mentre Ravenna Teatro, che l’’ha messa in scena, finanzia per oltre la metà le attività annuali svolte per il Comune di Ravenna con altro denaro pubblico, pari a 600 mila euro: tre quarti di questi, cioè 450.000 euro l’anno, sono versati dalle casse comunali. Nelle due serate dello spettacolo, per complessivi 1.700 posti vendibili, i biglietti venduti sono stati appena 253, mentre imprecisata è stata la presenza dei 692 abbonati che avevano inserito quest’’opera nel proprio carnet, non preavvertiti dei suoi contenuti dirompenti rispetto al romanzo originale. L’’incasso, tra biglietti e quota parte degli abbonamenti, non ha pareggiato neppure l’’ingente prezzo di 17.000 euro versato da Ravenna Teatro ad Emilia-Romagna Teatri per la messa in scena dello spettacolo, ai cui costi effettivi occorre però aggiungere la propria quota parte sui costi dell’’intera stagione teatrale, calcolabili in svariate centinaia di migliaia di euro, comprendenti le spese artistiche, i costi del personale, i costi generali di gestione, ecc. “Ferma restando la libertà di espressione, come del resto la libertà di critica, e lungi dal fare censura sui lavori di ricerca artistica, anche provocatori e dissacranti, qual è l’opera in questione di Bogolomov”, Lista per Ravenna, Lega Nord, Forza Italia e La Pigna hanno quindi ritenuto necessario sottoporre al consiglio comunale la mozione di cui sopra” .