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16/03/2018 – ISIA Faenza – l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche Design e Comunicazione – partecipa presso la Triennale di Milano alla mostra 999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo, ideata e curata da Stefano Mirti, una grande indagine sul concetto di casa e di abitare, a cavallo tra il mondo fisico e quello digitale, che sta generando una esposizione collaborativa, in continua mutazione nel tempo e nello spazio. ISIA Faenza, per partecipare alla mostra, ha voluto coinvolgere più di 100 studenti iscritti ai corsi triennali e biennali che, coordinati dalla designer e docente di metodologia della progettazione Silvia Cogo, hanno dato vita lo scorso 16 e 17 febbraio a una vera e propria Overnight all’interno degli spazi dell’Istituto. Feed your memories il titolo del progetto e dell’hackathon lungo un giorno e una notte che aveva come tema principale la nutrizione e come obiettivo quello di mostrare alle future generazioni che abiteranno la terra tra 500/1000 anni cosa mangiavamo e come ci nutrivamo nel 2018. Protagonista di questa indagine è un prodotto iconico per il territorio faentino dove l’ISIA opera, ma entrato nell’immaginario collettivo dell’Italia e del mondo: il vaso delle Amarene Fabbri opera, nella forma e nella decorazione che oggi tutti conosciamo, del ceramista di Faenza Riccardo Gatti. Partendo proprio dalla forma, quasi primigenia, di questo contenitore gli studenti dell’ISIA durante l’Overnight hanno elaborato parole, suggestioni e domande e da quelle una serie di proposte di materiali edibili o legati al tema del nutrimento da rappresentare e inserire sui vasi in terracotta che, una volta sigillati e archiviati, potranno essere trovati e aperti in futuro da coloro che vorranno capire di più sul nostro modo di vivere e consumare il cibo. Al termine dell’hackathon sono stati presentati tutti gli elaborati degli studenti ed è stato scelto quello che sarà il concept della performance, progettato da Noemi Cassani, Euroa Casadei ed Elisa Caselli, che si svolgerà alla Triennale di Milano il 17 e il 18 marzo e che porrà ai visitatori la domanda Si vive di solo pane?. Un lungo tavolo vestito di bianco con 20 performers che si confronteranno con materiali edibili di ogni genere, dando vita ad un’”ultima cena” moderna in cui i protagonisti consumeranno ognuno un alimento diverso, usando come piatti i tappi colorati che andranno a sigillare i vasi in terracotta. I resti, le briciole del cibo consumato e raccolto sui tappi, verrà introdotto nei vasi che rimarranno chiusi per oltre 500 anni. Una performance dal valore simbolico, caratterizzata da una ritualità lenta, quasi sacrale, silenziosa e isolata, seppur inserita in una “comunità” di 20 persone. Si vive di solo pane? è una domanda che l’ISIA di Faenza pone e si pone, ma a cui consapevolmente non vuole dare risposta, affidandole il compito di generare una riflessione, e, perché no, anche un dibattito, su temi legati alla società attuale e al vivere contemporaneo, come lo spreco delle risorse in esaurimento, la condivisione estremizzata e proclamata dai social media contrapposta all’individualismo e alla soggettività.