Rossella Giovannini docente di Storia e Filosofia al Liceo Oriani di Ravenna ci scrive e pubblichiamo “Quando, in riferimento all’esito del corrente anno scolastico, il professor Galli della Loggia afferma in un articolo sul Corriere della Sera del 26/04/2020 che il Ministero ed i suoi burocrati hanno fatto una scelta diseducativa, non prendendo atto, a suo dire, della realtà, forse ha per primo mancato di realismo, poiché a scuola le programmazioni sono funzionali a tempi e modi dell’apprendimento che non si possono forzare come in azienda dove, rivedendo l’organizzazione cronologica del lavoro e delle ferie, si può ottimizzare la produzione. Il “solo trimestre”, di cui il professore parla, equivale a circa una metà dell’anno scolastico, calcolando anche le domeniche che, insieme agli altri giorni, per i ragazzi e i docenti non sono tempi morti, ma momenti in cui ciò che si è appreso viene coltivato con lo studio e sedimentato. La proposta di condensare metà anno scolastico in due mesi, anticipando di un mese l’inizio della scuola, manca perciò di realismo pedagogico, perché in un anno scolastico non si può condensare il lavoro che in condizioni normali necessiterebbe di un anno e mezzo, né si può sottoporre gli studenti allo stress di due scrutini finali nel giro di 10 mesi. Dell’irricevibilitá di tale proposta da parte dei docenti non sto nemmeno a soffermarmi: dico solo che in 5 giorni gli insegnanti potrebbero scrutinare tutti i ragazzi delle classi intermedie, continuare a fare lezione e allo stesso tempo esaminare i maturandi con tre giornate di scritti ed almeno 5 di orali solo se cominciassero a prendere in considerazione una giornata lavorativa di 28 ore….

La mente di un bambino o di un adolescente non è un contenitore che basta riempire fino al colmo, è un meccanismo straordinariamente complesso, in cui l’apprendimento necessita di tempi adeguati e di situazioni aggreganti e psicologicamente significative.I nostri studenti, inoltre, non meritano di essere considerati “bamboccioni”, perché alcuni di loro, competenti al pari del professor Galli della Loggia, non trovando l’impiego occupazionale che meritano, sono costretti a scegliere tra lavori degradanti e sotto-qualificati in patria oppure la via dell’espatrio che li costringe a recidere i loro rapporti con amici, famiglia e patria. Finiamola quindi con questa retorica mistificante dei bamboccioni.

Le gite, che Galli della Loggia equipara ai giorni di “finte occupazioni” ( per chi non avesse colto, il riferimento è ai PCTO che non sono solo giorni di occupazione ma anche di orientamento alle future scelte universitarie e professionali per organizzare i quali i docenti impieghiamo tempo, impegno e fatica) non sono viaggi di svago ma viaggi di istruzione, i cui percorsi non sono progettati da tour operator ma di nuovo da docenti che li strutturano coerentemente al percorso di studi dei ragazzi, al fine di promuovere una socializzazione importantissima per supportare l’apprendimento anche esperienziale di quanto altrimenti viene trattato nelle aule scolastiche .

Tralascerei poi il passaggio sull’ “improbabile bambagia protettiva” e sulla “benevolenza per decreto” che equipara una scelta dolorosa ma necessaria in un tempo così drammatico, alla coccola di uno Stato sdolcinato e ruffiano nei confronti dei propri giovani cittadini. Non intendo insabbiare sotto la coltre di una retorica sfinita le dolorose e colpevoli scelte che ad oggi sono state condotte dai governi in merito alla scuola, depredata delle sue risorse dalla scure affilata di numerose finanziarie, ma proprio per questo ritengo che il mondo della scuola meriti attenzioni e cure ben diverse da quelle proposte da Galli della Loggia. La scuola è anche oggi un luogo di formazione serio e rigoroso, dove insegnanti e studenti continuano a relazionarsi con dedizione ed impegno tramite la didattica a distanza. Ma questo, purtroppo, non basta. I limiti della DAD sono evidenti, soprattutto in riferimento al mondo della disabilità e del disagio sociale, quello che tanti docenti, tante famiglie e tanti studenti stanno facendo ora, tuttavia, non è il niente, tutt’altro! Consapevoli che l’apprendimento e l’educazione sono processi complessi, lenti e graduali, stiamo provando con fatica a reagire, ed il Ministero, cosciente dell’esiguità degli strumenti, ha semplicemente tratto le necessarie conclusioni in merito alla fine dell’anno. I veri problemi da affrontare, all’inizio del prossimo anno, non saranno le lacune nei programmi, caro professore Galli Della Loggia, perché questa crisi è un vero e proprio detonatore delle contraddizioni e delle distorsioni che già prima del 24 febbraio 2020 covavano silenti ed indisturbate nel mondo della scuola. Come noi, anche il professor Della Loggia desidera che la formazione dei ragazzi sia completa: ha ragione, ma la sua ricetta potrebbe essere un antidolorifico pericoloso perché rischia di insabbiare le vere cause della malattia. Il mondo della scuola necessita di un ascolto vero e di un ripensamento radicale, non di una semplicistica ricetta che in due mesi pretende di risolvere sulla pelle degli studenti e degli insegnanti il vuoto di democrazia e di cura che da anni l’istruzione pubblica sta vivendo. Siamo e siate realisti, la scuola promuove perché non è in grado di assicurare in modo equo a tutti la stessa linea di partenza e non sarà certo la logica emergenziale sottesa a proposte come quelle del professor Galli della Loggia a risolvere il problema!”

Rossella Giovannini, docente di Filosofia e Storia al liceo scientifico Oriani di Ravenna