Le luci si riaccendono in sala, gli occhi di Albert sono lucidi. È il 30 gennaio 1931 e nel Los Angeles Theatre il padre della teoria della relatività, il genio per antonomasia, non sa resistere al vagabondo di Charlie Chaplin: “the Tramp” non è mai stato così divertente, così coraggioso, così romantico, quanto in City Lights. E mercoledì 15 luglio, alle 21.30, il capolavoro del cinema muto che commosse anche Einstein, ospite d’onore a quella premiere di quasi novant’anni fa, sarà proiettato alla Rocca Brancaleone. L’esecuzione dal vivo delle musiche originali è affidata all’Orchestra Corelli, guidata per l’occasione da Timothy Brock, sapiente restauratore del corpus musicale del regista, per esaltare ogni straordinario dettaglio della partitura. Ravenna Festival rende così omaggio alla pellicola che trionfò contro ogni aspettativa in un’epoca crescentemente dominata dai talkies, i film parlati, e naturalmente allo stesso Chaplin, che ne compose l’intera colonna sonora: “Se il film non piace,” sosteneva il regista, “il pubblico dovrebbe per lo meno poter chiudere gli occhi e godersi la musica”. L’evento, realizzato con il determinante sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, è in diretta streaming su ravennafestival.live

La colonna sonora di Luci della città rappresentò una sfida senza precedenti per Charlie Chaplin: “Comprese che, dato che il film non avrebbe avuto sonoro, la musica doveva superare ogni aspettativa,” spiega Timothy Brock, e benché Chaplin avesse sempre lavorato fittamente con i compositori, fino a quel momento la sua esperienza diretta era stata limitata a singole canzoni e numeri di danza. Molte furono le ore spese con Arthur Johnston, l’arrangiatore, non solo lavorando sulla composizione ma anche sull’orchestrazione, poiché Chaplin era meticoloso tanto nell’aspetto musicale quanto in quello registico (dopo tutto Luci della città detiene anche il primato assoluto di takes per una stessa scena, ben 324). “Chaplin lavorò a lungo e diligentemente – continua Brock – Da nessun punto di vista la colonna sonora di Luci della città è tipica del periodo: non rimpiazza il parlato ma al tempo stesso lo rende non necessario.”

L’idea di combinare fotogramma e suono è vecchia quasi quanto il cinema stesso, ma fu necessario attendere la fine degli anni Venti perché gli sviluppi della tecnologia potessero sostenere la produzione su grande scala negli studi di Hollywood e la distribuzione in tutte le sale. “Lo vedrete e lo ascolterete!” ammicca la locandina di The Jazz Singer, che nel 1927 segnò il primo vero successo di pubblico di un film parlato: da quel momento, prima lentamente poi con crescente rapidità, i talkies divennero i beniamini del pubblico. Le canzoni si trasformarono in successi discografici; presto anche i cartoni animati presero a parlare (compreso Mickey Mouse in Steamboat Willie); gli studi cinematografici entrarono in competizione per assicurarsi le migliori tecnologie di ripresa e sincronizzazione del suono; i teatri si liberarono delle orchestre, ormai ridondanti per un cinema che non aveva più bisogno di musica dal vivo. E mentre tutti si affrettavano nella corsa all’oro del sonoro, Charlie Chaplin propose ancora una volta un (potenzialmente obsoleto) film muto.

Muto sì, ma di tale eloquenza, anche grazie alla colonna sonora, che Luci della città non solo fu un successo immediato, ma è oggi il film di Chaplin più celebrato dalla critica, il più frequentemente citato nelle liste dei capolavori del cinema mondiale, forse anche il più rappresentativo del valore assoluto dell’arte e della maestria del regista e interprete inglese, proprio perché nel 1931 – quando le pellicole mute già appartenevano a una specie in via di estinzione – seppe conquistare il cuore e l’immaginazione gli spettatori. Furono necessari tre anni di lavoro e 100 chilometri di pellicola per raccontare un’altra, nuova avventura del vagabondo Charlot, il personaggio nelle cui vesti Chaplin è diventato parte della memoria collettiva. In Luci della città Charlot rimane affascinato da una fioraia cieca, la quale lo scambia però per un milionario. L’equivoco piuttosto che chiarirsi si infittisce, complice un vero milionario la cui bonomia scompare quando sobrio, un incontro di boxe truccato e l’ennesimo scambio di persona che spalanca per Charlot le porte della prigione.

In occasione dei 100 anni dalla nascita dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (U.I.C.I.), la proiezione è supportata dal servizio di audiodescrizione in diretta per il pubblico non vedente e ipovedente, realizzata dal Centro Diego Fabbri di Forlì, con il sostegno dell’U.I.C.I, sezioni di Forlì – Cesena e Ravenna.