Per gli abitanti del quartiere Darsena, via Medulino significa in sostanza l’area dell’ex piazzale Tavar tra via Trieste e la strada del ponte mobile, interclusa dagli altri tre lati, da cui la legge è esclusa e dove il solo affacciarsi di estranei, immediatamente fronteggiato dagli occupanti con modi e toni ostili, è decisamente sconsigliato. Questo fino all’alba di venerdì scorso, quando un blitz di quattro agenti della polizia municipale e due pattuglie dei carabinieri hanno messo sotto controllo i caravan e veicoli vari ivi parcheggiati e i loro utilizzatori, che la PM stessa definisce “giostrai”, essendo meno corretta l’espressione gergale di “nomadi”. Otto mezzi sono stati multati tra 75 e 500 euro, per mancata autorizzazione all’occupazione di suolo pubblico (e dunque mancato pagamento della relativa tassa). Un veicolo è stato sequestrato perché senza assicurazione e per omessa revisione.

Che per effettuare normali controlli sia stato necessario impiegare 15 operatori di legalità, agire di sorpresa e chiudere ogni via di fuga la dice lunga di come, in pieno centro urbano, nel territorio del famoso progetto da 12 milioni chiamato “Darsena, il mare in piazza”, si sia creata un’enclave minacciosa che si governa da sé.

Di questa anomalia mi sono ripetutamente occupato tempo addietro, senza ottenere riscontro. Circostanze di disagio e preoccupazione sono state spesso segnalate dai cittadini al consiglio territoriale della Darsena, dove sono state discusse più volte, notificate dal presidente Nicola Grandi al comandante della polizia municipale. Elisa Frontini, consigliera di Lista per Ravenna nella Darsena stessa, incaricata da Grandi di occuparsene, ha assunto ogni possibile elemento di valutazione della situazione, riuscendo fortunosamente a raccogliere anche un vasto corredo di foto (alcune delle quali qui allegate). Occorre ringraziare il comandante stesso della polizia municipale, Andrea Giacomini, per averle concesso un colloquio approfondito, assicurandole al termine che avrebbe chiesto collaborazione all’Arma per effettuare l’intervento poi avvenuto. È stato il primo passo importante di un cammino che tutti in Darsena vorrebbero fosse portato a compimento.

La regolarità di quello strano accampamento blindato dentro una città sta nel regolamento comunale degli spettacoli viaggianti dov’è scritto letteralmente che “la sistemazione delle carovane/abitazioni e dei mezzi di trasporto al seguito delle attività avviene nelle aree stabilite dall’amministrazione comunale ritenute idonee all’uso”, secondo “le disposizioni impartite dal Corpo di Polizia Municipale” e “previo rilascio della concessione per l’occupazione di suolo pubblico”, mentre “è assolutamente vietato l’accesso alle suddette aree alle carovane-abitazioni e mezzi di trasporto non autorizzati dall’Amministrazione Comunale”.

COSA TOCCA AL COMUNE
Di qui le prime incombenze di cui la Giunta comunale deve farsi carico: revocare la concessione ai giostrai dell’area di via Medulino, niente affatto “idonea all’uso”, essendo da un lato totalmente immersa nella città abitata e dall’altro occlusa ad ogni altro passaggio; in attesa della sollecita individuazione di un’area esterna alla città, più “idonea” anche per svolgervi le necessarie azioni di vigilanza, effettuare sul posto una serie costante di puntuali controlli della regolarità, la totale mancanza dei quali ha prodotto una deriva extra legge ove tutto può impunemente succedere.

Quali controlli? Innanzitutto quelli del 30 novembre di cui è stata data notizia: accertare che persone e mezzi non autorizzati non sostino nella via/piazzale, onde evitare che sia la centrale di ogniché; e verificare che le une e gli altri siano in linea con i codici della legge.

Ma non basta. I primi commenti (registrati) sul blitz delle forze dell’ordine dicono che “quel luogo è un coacervo di irregolarità”, parlano di “un piazzale diventato un piccolo paese con cavi elettrici che non si sa dove andavano a pescare la corrente elettrica”, si chiedono dove siano smaltiti gli scarichi dei caravan. Le foto scattate non depongono certo per l’ordine e la corretta tenuta del luogo. Eppure una norma del regolamento prescrive che “gli esercenti, in ogni caso, devono garantire la massima pulizia e decoro della zona occupata e porre in essere tutte le misure necessarie per salvaguardare la propria ed altrui sicurezza ed igiene”. Non ci risulta che nessuno ne abbia mai controllato l’osservanza.

Testimonianze e foto mostrano in quel piazzale mezzi di autosoccorso stradale e altri attrezzati per la raccolta del ferro, nonché traffici di batterie esauste: attività imprenditoriali che non sembrano attinenti con il mestiere di giostraio, sempreché autorizzate.

Di tutta questa babilonia, in atto da anni senza che nessuno alzasse un dito, il Comune porta interamente la responsabilità. Adesso che, grazie all’attuale dirigenza della sua polizia, i fari della legge hanno iniziato ad illuminarne il degrado, tocca a lui fare piazzale pulito, restituendolo alla città e alla sua Darsena.