La nuova pista ciclopedonale in corso di realizzazione nei parchi Piani e Ferrucci , per raggiungere la scuola Don Milani da via Corbari non fa altro che ripetere gli errori delle piste ciclopedonali di Faenza: la commistione bici e pedoni e la mancanza di collegamento con altre piste ciclabili.

Dopo Fiab Faenza, anche Legambiente Faenza critica i lavori in corso per la creazione di un percorso alternativo a via Corbari e destinato all’utenza debole. Un progetto “Scoperto in modo accidentale” ha puntualizzato Legambiente.

Durante l’ultima Consulta della Bicicletta, l’amministrazione comunale avrebbe riferito che l’idea di realizzare un percorso ciclabile all’interno dei parchi  scaturita dopo che la possibilità di realizzare una pista in Via Corbari, a suo tempo esplorata per favorire l’accesso alla scuola Don Milani in bici agli studenti, è stata esclusa per ragioni tecniche (in breve, larghezza della sede stradale non sufficiente a garantire la realizzazione di una pista ciclabile).

In effetti, altre proposte che vengono avanzate, riagganciandosi all’idea di una ciclabile in Via Corbari, ripensando mobilità e disposizione dei parcheggi, possono avere diverse controindicazioni.” commenta Legambiente Faenza “Ma la critica più forte che noi facciamo è il mancato coinvolgimento non solo della Consulta e delle associazioni che ne fanno parte, ma anche del Consiglio di Quartiere e in particolare dei cittadini che dovrebbero utilizzare le strutture che vendono progettate”.

“Dal censimento del sistema di piste ciclopedonali a Faenza, realizzato e aggiornato da alcuni esponenti di FIAB e di Legambiente, emergono limiti e difetti della mobilità ciclabile: la prevalenza schiacciante delle piste ciclopedonali rispetto a quelle ciclabili, con conseguente conflitto tra ciclisti e pedoni e problemi generali di sicurezza; la frammentarietà dei percorsi e l’assenza di direttrici continue e scorrevoli che permettano l’attraversamento veloce di Faenza secondo direttrici nette.

Nel PUMS, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, è previsto che, alla fine di questo decennio, la mobilità tramite auto privata a Faenza cali di oltre 20 punti percentuali e che ciò si potrà raggiungere potenziando il Trasporto Pubblico Locale e la mobilità pedonale e su bici. Al di là dei numeri, la si potrebbe definire una rivoluzione nel modo di concepire la mobilità in città. Ma perché ciò possa avvenire, il sistema delle ciclopedonali dovrà divenire attraente ed attrattivo, superando i difetti in precedenza segnalati. Dunque, conversione del maggior numero di ciclopedonali in ciclabili e, soprattutto, ricomposizione degli innumerevoli tratti isolati in una rete interconnessa e funzionale a trasferimenti rapidi, sicuri e facili da un punto a qualsiasi altro della città.

Un piano necessario e complesso, richiedente competenze e conoscenze plurime. Una conferma indiretta di questa nostra valutazione ci è stata fornita, durante l’ultimo incontro della Consulta della Bici, da un intervento della Dott.ssa Barchi, laddove ha segnalato l’inevitabilità di operare per l’interconnessione dei frammenti di ciclopedonali e la necessità di coinvolgere le persone che a vario titolo possano dare un concreto aiuto.

Il lavoro di censimento delle piste ciclopedonali prima citato, è il nostro iniziale contributo che conferma la disponibilità alla collaborazione. Ma alla precisa condizione che i partecipanti alla Consulta della Bici, ma più in generale i cittadini – a partire da quelli più direttamente coinvolti – siano sempre coinvolti prima, sui progetti e le iniziative da realizzare, e non dopo, come spesso succede anche in altri ambiti dell’Amministrazione Comunale. “