Italia Nostra sezione di Ravenna desidera esprimere vicinanza a tutte le popolazioni interessate dall’emergenza alluvioni. Tuttavia, ritiene vada fatto un doveroso appello alle Istituzioni, ma anche a tutti i cittadini, specialmente ora, in occasione della lunghissima crepa apparsa in vari tratti degli argini del fiume Lamone. E’ evidente che la crepa rappresenta una condizione di gravissima sofferenza dell’argine lato fiume. I motivi, come spiegato da vari esperti titolati a farlo, possono essere diversi, ma tutti sostanzialmente riconducibili ad una velocissima variazione delle condizioni di presenza d’acqua nell’arginatura. A questo, secondo gli esperti, può aver contribuito la mancanza integrale di vegetazione lungo le sponde, che mitiga l’impatto della forza disgregatrice e della velocità delle acque sugli argini. Da un lato, dunque, la necessità di evitare ammassi di legno nei punti critici, dall’altro quello di frenare la furia della piena in corsa e di proteggere la solidità della struttura arginale. Una coperta che appare sempre più corta. Ben si comprendono quindi i cittadini, smarriti al susseguirsi di emergenze sempre più drammatiche, ma il rischio, già evidente da molti mesi, è che un problema tanto complesso quanto urgente venga semplificato alla ricerca sommaria di pochi fantomatici colpevoli, e che i politici, forse anche per tornaconto elettorale, si lancino in operazioni scriteriate che appaiono più simboliche che efficaci, per non dire addirittura dannosissime. Tra i colpevoli, nutrie, alberi, istrici, e gli ormai mitologici “Verdi”, che dalle nostre parti nessuno vede più da decenni, tantomeno battagliare su un argine per salvare un filo d’erba.
Al contempo, vengono alimentate paure ed ignoranza, lasciando passare messaggi fuorvianti. Incapaci spediti dalla politica nei luoghi del governo del territorio per dire sì a tutto e che, davanti ad un’emergenza colossale, non sanno da che parte girarsi? Vogliamo sperare non sia così.
Alle alluvioni, poi, si somma anche un altro rischio: “…il nostro mare [Mediterraneo] che a partire dal 1980, è andato riscaldandosi più velocemente dell’oceano globale e dove, quindi, gli effetti dei cambiamenti climatici saranno amplificati, con grave rischio per le comunità costiere”, si legge in uno studio ENEA del 2022. “Il cambiamento climatico di origine antropica ha contribuito ad aumentare il livello medio dei nostri mari di oltre 25 centimetri negli ultimi 130 anni. Ma cosa accadrà nei prossimi anni al Mediterraneo?” “Il futuro non ci riserva buone notizie – prosegue l’ENEA – Se non riusciremo a invertire l’attuale crescita della temperatura globale, a fine secolo, tra 80 anni, il livello del mare sarà più alto di circa 60 centimetri rispetto ad oggi. Si tratta di valori da non sottovalutare. Pochi centimetri di innalzamento determinano l’allagamento di parecchi chilometri quadrati delle nostre coste”. A questo si aggiunge una fragilità particolare del nostro territorio, soggetto a subsidenza naturale ed antropica. Uno studio dell’INGV del 2023 riporta: “Le nostre analisi mostrano che, proprio a causa della subsidenza, in alcune zone del Mediterraneo il livello del mare sta aumentando a una velocità quasi tripla rispetto alle zone stabili” e per questo “circa 38.500 km2 di coste del Mediterraneo – di cui circa 19.000 km2 nel solo settore settentrionale del bacino – saranno presto più esposte al rischio di inondazione marina, con conseguenti maggiori impatti sull’ambiente, sulle attività umane e sulle infrastrutture”. Dunque uno scenario che si preannuncia apocalittico. Può affrontarlo una Regione che continua a dire di sì a tutto ciò che contribuisce al cambiamento climatico di origine antropica e al dissesto del territorio, facendosene persino vanto: sì a cementificazioni estreme ovunque, piastre logistiche, abbattimenti alberi, tagli a tappeto nella collina sempre più fragile, via libera ad ogni uso smodato delle fonti fossili, rigassificatore, stoccaggi gas a fini esclusivamente speculativi, e così via, con i fondi PNRR usati per abbattere e cementificare e non per la sicurezza del territorio? L’ex governatore ha detto persino convintamente sì al riarmo, come se le emergenze del Pianeta e del nostro Paese fossero queste, e come se le guerre fossero compatibile con l’ambiente. Le Istituzioni informino con correttezza e chiarezza i cittadini, anche davanti a possibili scenari di rischio estremo, e smettano di inseguire le chimere della crescita infinita e delle semplificazioni, quelle sì, “ideologiche”.