La Sezione di Faenza di Italia Nostra dedica al Palazzo Comunale, un’intera due giorni dedicata alla storia e alla visita del principale edificio di Piazza del Popolo, luogo di forte valenza simbolica. L’iniziativa, in programma venerdì 10 e sabato 11 maggio, intende auspicare non solo il restauro complessivo degli ambienti, ma anche una riflessione sulla loro destinazione, utilizzo e arredo, allo scopo di mettere in relazione le esigenze pratiche con la fragilità dei luoghi e la loro dignità. “Come luogo simbolo della città, qualsiasi narrazione o itinerario dovrebbe avere qui il proprio avvio ed essere proposto come esempio di tutela e valorizzazione culturale da parte dell’ente pubblico”.                          

Si parte venerdì 10 maggio, alle 17.15, nella Sala Consiliare del palazzo, con la conferenza di Daniele Pascale Guidotti Magnani, storico dell’architettura, dal titolo “Amplissima et magnifica regia – Il palazzo comunale di Faenza in età manfrediana”, che sarà preceduta da un’introduzione di Marcella Vitali, presidente della sezione di Faenza di Italia Nostra.

Nel 1377 Astorgio I Manfredi si insedia nell’antico palazzo dei Capitani del Popolo: è un momento cardine della storia faentina che evidenzia il trapasso dalle antiche istituzioni comunali al regime signorile. Da allora, per più di un secolo, il palazzo è sottoposto ad ampliamenti e abbellimenti che culminano nella costruzione del doppio loggiato aperto sulla piazza, fulcro del palazzo signorile ed elemento di raccordo tra la sede del potere e la città. La storia successiva del palazzo ha in gran parte cancellato i segni del dominio manfrediano, ma un’attenta analisi dei documenti e delle tracce superstiti permette di intuire lo splendore rinascimentale degli ambienti interni e della facciata.

Si prosegue sabato 11 maggio con le visite guidate del Palazzo Comunale, in programma dalle 10 alle 12 con ritrovo nel Salone delle Bandiere, dove verranno formati piccoli gruppi per accedere agli ambienti. Si andrà quindi alla scoperta del Palazzo, dalle tracce superstiti di età manfrediana, alle sale di rappresentanza con decorazioni di Vittorio Maria Bigari e Stefano Orlandi (1728), fino agli ambienti decorati nell’età della Restaurazione che rappresentano un’ulteriore e inedita acquisizione per la conoscenza dell’800 faentino.