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Dopo Enpa e Legambiente, anche Italia Nostra critica la decisione dell’Ente Parco di riaprire la caccia nelle zone attorno a Valle della Canna, interessate dalla strage di uccelli nelle settimane scorse a causa del dilagare del butulino:

Non è passato nemmeno un mese dallo sterminio di Valle Mandriole, balzato sulle cronache di tutta Italia e costato la morte stimata di oltre 4000 uccelli, ma la caccia è ripresa subito a pieno ritmo, nonostante molti degli stessi cacciatori dicano che ormai non sia rimasto più nulla.

Dal 8 al 10 ottobre, divieto di caccia a tutte le specie nel raggio di 3 km da Valle Mandriole. Dall’11 ottobre in avanti, divieto revocato e caccia libera ovunque a tutti, tranne che alle specie acquatiche vicino alla Valle, a nord, e in Palassa Baiona. E infatti, domenica 13, giorno della riapertura della caccia in pineta, parcheggi auto tutti stracolmi.

Da giovedì 7 novembre, infine, dopo le vibrate rimostranze e la promessa di azioni di protesta delle Associazioni Libera Caccia, Enalcaccia e Federazione Italiana della Caccia, dopo ben 27 giorni che non si è potuto ammazzare regolarmente un’anatra, cade anche il divieto di caccia agli acquatici, e il Parco del Delta riapre a tutto.

Nessun periodo di recupero per la popolazione annientata dalla strage.

Del resto, potevano le associazioni venatorie denunciare gli enti gestori e chiedere a loro il risarcimento per i danni monetari e morali patiti? Per sparare nella Pialassa Baiona, zona che da il nome alla Stazione di Parco “Pineta San Vitale e Pialasse ravennati”, ma classificata, come la pineta, in “pre-parco”, si parla di cifre che sfiorano i 900 euro, tra tasse, concessioni, tesserini, ATC ed iscrizione ad una delle associazione venatorie. Si può ben comprendere la stizza dei cacciatori, che reclamano il loro diritto, avendo pagato. Poco importa che gli enti abbiano gestito in siffatto modo questi luoghi tra i più preziosi dell’intero patrimonio ambientale europeo. Nessun riguardo per l’avifauna pressoché sterminata. Del resto, pare che per lasciar sparare nelle zone del “pre-parco”, il Parco del Delta incassi cifre vicine ai 100 euro a cacciatore. Soldi certamente ben reimpiegati dalla direzione per tutelare gli habitat e la biodiversità, come si è visto. Domanderemo con urgenza ad Ispra quale parere sia stato dato per consentire la riapertura anche agli acquatici senza nessun periodo di “fermo” dopo lo sterminio.

E così, la malagestione e le stragi le pagano sempre la nostra natura martoriata. Dirigenti, presidenti, tecnici, sindaci ed assessori restano tutti ben saldi al loro posto o in attesa di promozione, e i cacciatori rappresentano sempre un buon bacino di voti e una fonte di introiti. Con buona pace di chi non vota e non porta quattrini in cassa, almeno con questi metodi di mero sfruttamento dell’ambiente. Ma dai tanti commenti di sdegno che piovono in queste ore forse non tutti la pensano così”.