Dopo l’abbattimento di un filare di 65 metri di tamerici in periodo vietato per nidificazione per far posto al concerto di Jovanotti, non solo il Comune di Ravenna non motiva la necessità di abbattere le piante nonostante il divieto, ma tenta di giustificarsi con due motivazioni a dir poco clamorose.

La prima, come si legge in un articolo di domenica scorsa, riguarda il fatto che le tamerici sono sì, state rimosse, ma comprese di radici, e verranno ripiantate a Lido di Dante o Lido Adriano. Ebbene, le radici del filare sono tutte sepolte sotto la sabbia nel luogo dove sono state abbattute le piante, chiunque può andare a controllare. Come è possibile affermare che verranno trapiantate, se prive di radici? Ovviamente sull’Albo pretorio del Comune non è presente alcun provvedimento che preveda l’operazione di spostamento, ricovero e ricollocamento altrove del filare abbattuto.

La seconda, è ancora più clamorosa, perché da un lato forse confida nell’ignoranza dei cittadini sul tema specifico, dall’altro sottintende che chiunque voglia, in qualsiasi momento, può fare piazza pulita della vegetazione “straniera”. L’ondata di sdegno unanime contro l’abbattimento la dice lunga, invece, sulla sensibilità ambientale dei cittadini rispetto ad un tipo di vegetazione che, al di là dei tecnicismi, da sempre caratterizza i nostri luoghi più amati come le spiagge, le Pialasse e le zone costiere.

Il Comune, infatti, ha raccontato che la tamerice abbattuta, classificata come africana, non sia originaria delle nostre zone, e per questo motivo ne ha predisposto l’eradicazione. Salvo contemporaneamente smentirla con le dichiarazioni dell’Assessore che parla invece di ricollocamento altrove.

Possiamo invece affermare che l’unico vero albero di tamerice in Italia è la Tamarix africana, mentre le altre tendono a mantenere la conformazione a cespuglio. La specie più usata da noi (barriere antivento, consolidamento di dune sabbiose, ecc.) è Tamarix gallica, che tende anche ad inselvatichire soprattutto sulle dune, ma sicuramente è stata usata più volte anche Tamarix africana, in vari contesti, come in questo caso.

 Da alcuni autori questa specie è data come “Ovest-Mediterranea” (quindi anche europea occidentale) con presenze in tutte e quattro le provincie marittime della nostra Regione.

Il Pignatti nelle sue flore le dà come autoctone, e definisce come Steno-Mediterranea la distribuzione di Tamarix africana e di areale incerto Tamarix gallica. Ma nessuna delle due specie viene definita alloctona. Le flore francesi danno per entrambe le specie una distribuzione Ovest-Mediterranea, e la flora spagnola dà indicativamente le stesse informazioni.

Nessuna delle due specie in questione è da considerarsi quindi, a rigor di logica, una specie alloctona.

Si può affermare che le formazioni vegetali spontanee con tamerici sono presenti soprattutto lungo i fiumi dell’Italia meridionale e insulare (Sicilia, Sardegna), mentre nei litorali Nord adriatici le formazioni a tamerici (di qualunque specie) sono state per lo più piantate dall’uomo, quindi di tipo artificiale. Basta questo a bollarne una specie come non autoctona, ovvero alloctona, e giustificarne gli abbattimenti?

Ma poi, in fondo, questo non c’entra tanto con la questione vera, che è la seguente: perché, fuori dalle leggi e dalle regole che valgono solo per i comuni mortali, occorre rovinare spiagge, habitat ed ecosistemi per far cantare di ecologia il cantante Jovanotti?