“Sconvolgente nuova serie di roghi a dieci anni dal tragico 19 luglio che distrusse quasi 70 ettari di una delle pinete più preziose del nord Adriatico.

Come riferiscono alcuni bagnanti, da diversi fine settimana sono iniziati piccoli roghi, poi spenti. Nessuna emergenza dichiarata, però, nonostante le temperature torride.

L’incendio iniziato invece sabato sera e poi proseguito domenica con altri punti di innesco, è stato ben più grave, interessando alcuni ettari di pineta, stando a quanto riportato sulla stampa.

Ebbene, chiunque abbia fatto un sopralluogo – non certo gli amministratori e gli enti preposti, che si girano dall’altra parte – sa esattamente che la Pineta Ramazzotti a Lido di Dante è stata ridotta ad un “fornicatorio” a cielo aperto. La situazione, come nel 2012, è giunta al limite: in Italia, purtroppo, tanta diseducazione consente che alle spiagge naturiste si accodi sempre un sottobosco di attività di “naturista” non hanno nulla, ma sconfinino in ben altri ambiti. Le istituzioni (Comune, Carabinieri Forestali, Parco del Delta del Po, Prefetto, Questore, ecc.) non possono ipocritamente far finta di non vedere o di “tollerare”, davanti all’inapplicazione palese delle leggi ed allo spregio del nostro patrimonio ambientale. Un passaggio, non autorizzato, attraversa completamente la Ramazzotti dalla via Catone, connettendo una zona di parcheggio privato, fino alla spiaggia dove il Comune di Ravenna da due anni ha istituito ufficialmente la spiaggia naturista. Nel tragitto, ma non solo, dato che i sentieri si diramano ovunque, accade di tutto senza che vi sia alcuna vigilanza. Via vai costante e inarrestabile: difficile pensare che a tutto il brulicare non sia legato anche fiorenti attività di prostituzione (da qual che si può vedere, quasi esclusivamente maschile) ed, immaginiamo, anche altro. Un simile passaggio espone la pineta, del tutto abbandonata, ai rischi più gravi. Persone con la sigaretta accesa, e cicche ovunque; sempre ammettendo che i roghi siano stati fortuiti, ovviamente. In ogni caso, una pineta pubblica, una Riserva Naturale dello Stato italiano malfrequentata, percorsa secondo sentieri non autorizzati e di fatto dedicata ad un uso esclusivo, in quanto si svolgono attività illecite che oltretutto privano gli utenti di una fruizione rispettosa e piacevole. Uno spazio che dovrebbe essere un valore aggiunto per una località turistica è invece la causa di etichette negative che questo lido si porta dietro da anni. E non si dica che il fenomeno fosse sconosciuto perché, se non bastassero le evidenti tracce lasciate da questo traffico, il web è ricco di racconti di utenti ignari e sfortunati e segnalazioni di ogni tipo (spesso sono anche gli stessi Comitati cittadini o ProLoco a segnalare). La frequentazione incontrollata e illecita di un ecosistema così delicato porta sempre al suo degrado, con conseguenze non solo ambientali (come è purtroppo successo), ma anche sociali ed economiche. In questo modo si espone dolosamente e senza alcuna remora un patrimonio pubblico molto rilevante ad un rischio ingiustificabile ed altissimo. Siamo stanchi del continuo disinteresse delle istituzioni ravennati verso l’ambiente: la Pineta Ramazzotti venga chiusa, si istituiscano controlli anche dentro la Pineta e l’accesso alla spiaggia avvenga solo dagli stradelli regolarmente autorizzati, come scritto nel Decreto ministeriale istitutivo della Riserva Naturale sia della sia della Pineta che della RNS Duna costiera e foce Bevano, dove si legge (art. 2): “Entro il perimetro delle riserve è consentito l’accesso per ragioni di studio, per fini educativi, per escursioni naturalistiche, per compiti tecnico-amministrativi di gestione e di vigilanza, nonché per la ricostituzione di equilibri naturali”. Attendiamo di capire se qualcuno avrà il coraggio che ebbero amministratori illuminati e lungimiranti dopo il rogo del 2012.”