26/05/2018 – Si è tornati in questi giorni a parlare dei mosaici faentini custoditi a Tamo, a Ravenna. Italia Nostra e Io Faentino, nei mesi scorsi, avevano chiesto che le opere d’arte tornassero a Faenza, a Palazzo Mazzolani dove è in fase di preparazione un nuovo progetto per l’esposizione degli antichi reperti custoditi negli archivi della Soprintendenza. Il Comune ha sempre respinto questa ipotesi, puntando più su una logica di distretto. Il distretto della ceramica a Faenza, il distretto dei mosaici a Ravenna. Oggi sembrano aprirsi spiragli, anche se l’obiettivo rimane la maggior valorizzazione possibile delle opere d’arte.
Sulla questione è ritornato il movimento di Io Faentino:
“I mosaici ed i reperti di Faenza verranno per certo lasciati in dote a Ravenna? A sentire il comune sembra di no, in allegato la risposta alla nostra istanza presentata più di un mese fa. Ma guardando le cose come spettatore, parrebbe che a Ravenna non la si pensi allo stesso modo.
Facendo un veloce riepilogo, famosi mosaici, tra cui basti citare il più apprezzato, la ‘pantera’, appartenenti alla comunità faentina, perché ritrovati nel suo territorio, furono dati temporaneamente alla realtà museale di Ravenna, affinché Faenza trovasse modi e tempi per creare un’area espositiva dedicata. Nonostante Faenza ora sia pronta per fare il passo, ci sono evidenti rallentamenti nel trasferimento delle opere. Discussioni e confronti, come citato nel documento.
Perderle a nostro avviso significherebbe privare Faenza delle sue origini storiche, e del suo patrimonio culturale. Ma non solo. Così facendo si continuerebbe a proporre sempre lo stessa schema di offerta culturale, quando l’arrivo di tali opere, potrebbe dare una svolta al settore, con una decisa diversificazione dell’offerta. Comportando in tal senso ovviamente ricadute benefiche sulla città e gli esercenti di attività legate. Proprio parlando di attività, essendo comunque volenti o nolenti parti interessate, annotiamo il silenzio in merito delle associazioni di categoria. Che non hanno ancora espresso un parere nel merito.
Unica voce, sempre puntuale e precisa, anche su questa problematica, Italia Nostra.
Tra l’altro, lasciare le opere di Faenza a Ravenna significherebbe abbandonare il nostro patrimonio per un progetto elefantiaco, ma a quanto sembra, mal misurato. Di pochi giorni fa infatti i dati emersi sul Museo di Classe, costato ben 25 milioni, e che potrebbe incorrere, secondo uno studio di fattibilità, in una perdita annua di 350.000 euro. Un museo con ben pochi pezzi di pregio del territorio prettamente ravennate, ma con pezzi raccolti da tutta la provincia, grazie all’assenso delle varie amministrazioni della provincia.
Eravamo pronti ad una raccolta firme per dare maggior evidenza all’importanza che noi ravvisiamo dietro questa cosa.
Ci confortano e ci sollevano le parole precise dell’assessore Isola, al quale chiediamo ancora una volta di lavorare per evitare ipotetica svendita, assolutamente incondivisibile, del nostro patrimonio artistico, senza saperne leggere le opportunità. Ravenna non può imporci un passaggio del genere, politicamente e strategicamente assurdo. Continuiamo a vigilare, ma più fiduciosi di prima” .