24/04/2018 – Venticinque colloqui con altrettanti ragazzi a cui ha fatto seguito la proposta di quindici ore di volontariato sociale ciascuno, da svolgersi tra maggio e settembre presso strutture per disabili o anziani non autosufficienti, in collaborazione con alcune realtà associative che operano in città. A due profili Facebook invece, non è stata ancora possibile associare una corrispondenza e identificazione personale certa. È questo in sintesi l’esito del confronto faccia a faccia terminato nei giorni scorsi del sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi con i cosiddetti “haters” di Facebook, in gran parte minorenni – sedici su venticinque – che il 26 febbraio scorso riempirono la bacheca del primo cittadino di insulti, offese e bestemmie, a commento del post con il quale veniva comunicata la decisione di tenere aperte le scuole nonostante la neve. Come noto la cosa non passò inosservata e il giorno seguente, sempre tramite social network, il sindaco decise di reagire offrendo al posto di una segnalazione all’autorità giudiziaria per il reato di offesa a pubblico ufficiale, l’opportunità di un incontro chiarificatore. Una decisione che fin da subito aveva suscitato un acceso dibattito tra i faentini e l’attenzione dei media nazionali, ripresa e commentata tra gli altri dai quotidiani la Repubblica e Corriere della Sera, da Radio24 e da Canale 5. «L’invito al confronto – commenta il sindaco Giovanni Malpezzi – è stato raccolto quasi immediatamente da buona parte dei ragazzi e dei loro genitori. Durante i singoli colloqui a cui ho voluto fossero presenti l’assessore alle politiche educative Simona Sangiorgi e il comandante della polizia locale Paolo Ravaioli, tutti hanno ammesso lo sbaglio e accettato spontaneamente la proposta di un periodo di volontariato presso strutture per disabili o anziani non autosufficienti come risarcimento simbolico nei confronti della propria comunità. Dopo la censura di certi comportamenti è giusto dare ora atto a questi ragazzi di essersi assunti le proprie responsabilità, senza cercare scuse». «Verrebbe da dire che non tutto il male vien per nuocere – prosegue Malpezzi – ma ammetto di essere ancora sorpreso dalla tanta attenzione che si è creata sulla vicenda. Ho ricevuto chiamate, messaggi ed email di sostegno un po’ da tutta Italia. In fondo quello di voler parlare e confrontarmi con i ragazzi è stato il gesto naturale di chi non può accettare impotente che maleducazione e totale mancanza di rispetto prendano il sopravvento. Vale per la responsabilità che riveste un sindaco, ma vale per tutti. Ognuno di noi ha precise responsabilità educative non derogabili, ad iniziare dalla famiglia e nel proprio lavoro. Come ci raccontano gli episodi di bullismo nelle scuole di questi giorni e come dimostrato anche nel recente Festival Comunità Educante, recuperare questa consapevolezza è senza dubbio una delle sfide più importanti che ci attendono».