“L’indagine sull’andamento dei prezzi nella Regione Emilia-Romagna nell’anno 2022, elaborata dalla Federconsumatori regionale, oltre a registrare puntualmente le variazioni congiunturali in ciascun mese, rileva variazioni tendenziali assai preoccupanti per il comune di Ravenna. Infatti, a fronte di un indice regionale del 8,4%, l’indice medio annuale di Ravenna è del 9%, registrando aumenti di prezzo per tutti i settori, escluse le comunicazioni e l’istruzione” afferma Vincenzo Fuschini, presidente di Federconsumatori Ravenna.

“Di particolare rilievo gli aumenti dei generi alimentari (+10,2%), dei trasporti (+9%), dei servizi ricettivi e della ristorazione (+6,7%) e sanitari (+5%), fino al vero e proprio “boom” delle spese per abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili con un aumento di spesa per le famiglie del 36,1%. È perciò evidente che l’aumento delle rendite immobiliari e dei mutui e, ancora di più, delle spese per l’energia trascinano verso l’alto tutti i prezzi dei beni di prima necessità, che collocano Ravenna al quarto posto fra i capoluoghi di provincia della regione, dopo Forlì, Piacenza e Bologna, ma in sostanza allo stesso livello di queste, dato che le differenze percentuali fra i primi quattro capoluoghi sono dello 0,1-0,2%. Ravenna è perciò attualmente una delle città più care della regione, con un aumento di spesa per una famiglia di tre persone di euro 2910,81 annui, rispetto al 2021 (a livello regionale, l’aumento è di 2900,40 euro). Le spese per abitazione ed energia incidono in modo preponderante sull’aumento di spesa, per l’ammontare di 1897,98 euro (a livello regionale, 1908,91 euro). Sostanzialmente alla pari con l’aumento di spesa regionale è l’incremento per i prodotti alimentari, pari a 835,20 euro. Il colpo per i redditi delle famiglie dei lavoratori dipendenti e dei pensionati è assai grave, ma è assai preoccupante anche l’aumento per i nuclei composti da una sola persona (+ 1922,54 euro), considerando che spesso si tratta di persone anziane. Il minor incremento di spesa per le famiglie di tre persone, ma con il capofamiglia disoccupato (+  2617,24 euro, circa 300 euro in meno delle altre famiglie) deriva per quasi 1/3 dalla minor spesa per generi alimentari, il che induce a riflessioni assai preoccupanti sul peggioramento dell’alimentazione delle famiglie economicamente fragili”.