Domani, 8 aprile, alle 18 nella Sala Corelli del Teatro Alighieri, Leone Magiera presenterà il volume “Karajan. Ritratto inedito di un mito della musica” edito da La nave di Teseo. Eseguirà brani di Francesco Paolo Tosti il soprano Monica De Rosa McKay, accompagnata dal maestro Magiera.

In collaborazione con la Fondazione Ravenna Manifestazioni verrà presentato, in una serata che tiene insieme parole e musica, un volume molto atteso tra gli estimatori della musica sinfonica e del bel canto. Si tratta infatti di un commosso ricordo di Herbert von Karajan, uno dei più grandi musicisti del secolo scorso, da parte di Leone Magiera, pianista, direttore d’orchestra, docente di conservatorio, dirigente teatrale e collaboratore pianistico di quasi tutti i più celebri cantanti della scena lirica internazionale, tra questi Mirella Freni, moglie e compagna di una straordinaria avventura artistica, e Luciano Pavarotti di cui è stato maestro fin dall’inizio e con cui ha vissuto oltre mille serate teatrali dalla prima Bohème del 1961 a quell’ultima esecuzione di “Nessun dorma” alle Olimpiadi invernali del 2006. Alla presentazione, condotta da Anna de Lutiis, seguirà l’esecuzione delle Quattro canzoni d’Amaranta composte da Tosti su testo di D’Annunzio da parte del soprano Monica De Rosa McKay, accompagnata dallo stesso maestro Magiera alla cui scuola si è formata la cantante, affermata a livello internazionale e insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia per il suo impegno in ambito culturale nella promozione del prestigio nazionale all’estero. I testi delle preziose composizioni tostiane appartengono ad un progettato poema rimasto senza fine che doveva cantare l’amore del Vate per la nobildonna Giuseppina Mancini Giorgi, detta “Giusini”, o appunto “Amaranta”. Dell’amore di Gabriele e Giuseppina rimase un appassionato epistolario poi riversato, dopo la morte del poeta, nella raccolta che conosciamo con il nome di Solus ad Solam. Nel 1907 quando la vicenda amorosa volgeva al termine, Francesco Paolo Tosti ebbe il permesso di dare suono ai quattro canti che avevano visto la luce e che costituiscono una gemma nella sua produzione. Brani ispirati, mossi, che passano dal buio della notte, simbolo della malattia della donna, al brivido della luce aurorale, della speranza di una guarigione, dagli indugi di amore, alla consapevole malinconia del commiato.

Leone Magiera dà, in questo volume, una visione del tutto inedita di Herbert von Karajan. Amico e collaboratore del Maestro per molti anni, Magiera, oltre ad analizzare in profondità la sua tecnica direttoriale e molte delle più famose interpretazioni, racconta, nei suoi incontri con Karajan, della personalità più nascosta e segreta del grande Maestro austriaco. Ne risulta un aspetto umano pressoché sconosciuto, con risvolti mai narrati precedentemente. Il sense of humor di Karajan, che si estrinsecava anche nell’abilità nel travestirsi per sfuggire alle situazioni più difficili e pericolose, ma anche semplicemente per non farsi riconoscere; la sua curiosità, quasi morbosa, che gli permetteva di stare continuamente aggiornato su tutto ciò che accadeva nel mondo musicale internazionale. Una breve appendice tecnica, utile per chi è interessato professionalmente alla direzione d’orchestra o all’appassionato che voglia scoprire i segreti di questa importante figura musicale, espone in modo semplice, ma efficace un pensiero forgiato dall’attività sul campo e dai grandi incontri artistici. Questi e altri aspetti inediti fanno di questo libro una lettura indispensabile per chi voglia conoscere più compiutamente la personalità di uno dei più grandi direttori d’orchestra di ogni tempo.

Leone Magiera

Nato a Modena, ha esordito dodicenne come pianista perfezionandosi con Lino Rastelli, Giorgio Vidusso e Alberto MozzatiDopo il diploma con lode e menzione speciale al Conservatorio di Parma, i casi della vita lo hanno portato a percorrere molti altri sentieri musicali, affermando in ciascuno di essi una personalità forte ed originale.

Collaboratore di maestri come Giulini, Abbado, Solti, Kleiber e von Karajan, con cui ha avuto un rapporto artistico di particolare intensità; direttore d’orchestra a sua volta con una cinquantina di opere eseguite in teatri di ogni parte del mondo; collaboratore pianistico in recitals cameristici di quasi tutti i cantanti della scena lirica internazionale; direttore di teatri come il Teatro alla Scala e Il Maggio Musicale Fiorentino; scrittore di libri musicali per la Ricordi; insegnante di canto al Conservatorio G.B. Martini di Bologna, al Festival di Glyndebourne e di Salisburgo. A Luciano Pavarotti, di cui è stato maestro sin dai primi anni della carriera, lo ha legato un sodalizio umano ed artistico durato più di quarant’anni che si è consolidato in più di mille esecuzioni, sia in veste di direttore che di pianista.

Nonostante questa intensa e prestigiosa attività in altri ambiti, è rimasto sempre fedele al pianoforte e negli ultimi anni si è dedicato al pianismo solistico, evidenziando brillantezza tecnica e originale profondità interpretativa.

La vasta discografia, sia come direttore che come solista, pubblicata dalle più importanti etichette internazionali, testimonia la versatilità e l’eccezionalità del suo talento.

Da alcuni anni è tornato al pianismo solistico, con il quale aveva iniziato la carriera, esibendo doti di straordinario virtuosismo e musicalità.

Raffinatissimo ed eccezionale pianista, si è esibito come solista o in duo con i più grandi cantanti, in tutti gli importanti teatri e festival internazionali

Ha esercitato una grande influenza artistico-tecnica non solo su tre grandi cantanti (Mirella Freni, Luciano Pavarotti, Ruggero Raimondi), ma anche su una lunga schiera di allievi che hanno percorso carriere di tutto rilievo. Ricordiamo fra questi Carmela Remigio.

Magiera appartiene a quella rara schiera di musicisti che ha saputo trasmettere la sapienza tecnica e interpretativa a generazioni di cantanti. Giovanissimo è divenuto titolare della cattedra di Canto principale al Conservatorio G.B. Martini di Bologna che lo ha visto per 30 anni docente di altissima fama.

Herbert von Karajan lo reputava il miglior conoscitore del repertorio operistico italiano, francese e mozartiano. Per molti anni von Karajan ha preteso che artisti di fama internazionale e di grande talento studiassero le opere con lui prima del debutto sul palcoscenico del Festival di Salisburgo, dove lo chiamava a collaborare per lunghi periodi.

Monica De Rosa MacKay

Soprano. Si è laureata in canto lirico con il massimo dei voti presso il Conservatorio G.B.Martini di Bologna, sotto la guida del Maestro Leone Magiera. Ha continuato gli studi di perfezionamento con il Maestro Luciano Pavarotti ed il Maestro Carlo Bergonzi presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena. Appena laureata ha ottenuto un notevole successo di critica e di pubblico in concerti e recitals in varie città italiane: Ravenna, Bologna, Milano, Modena, Ferrara, Firenze, Venezia e Napoli e ha vinto un concorso al Teatro Comunale di Bologna dove ha lavorato per tre anni. Dal 1993 ha viaggiato e vissuto insieme alla sua famiglia, in varie parti del mondo esibendosi in molti Paesi tra cui Francia, Inghilterra, Messico, Venezuela, Stati Uniti, Italia ed Emirati Arabi Uniti. Dal 2005 al 2019 ha vissuto a Dubai dove ha svolto una intensa attività concertistica sia come produttrice che come interprete. Per celebrare il bicentenario verdiano ha prodotto ed eseguito il Rigoletto, la Traviata e molteplici gala operistici dedicati a Verdi, e successivamente La Bohème, Madama Butterfly e Tosca di Puccini al Teatro Madinat Jumeirah di Dubai e all’Emirates Palace di Abu Dhabi con un grande successo di pubblico e di critica. Nel mese di febbraio 2014, il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, le ha conferito l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella D’Italia, per il suo impegno in ambito culturale nella promozione del prestigio nazionale all’estero.

L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti e, nel rispetto delle normative vigenti, sono richiesti il possesso del green pass rafforzato e l’utilizzo della mascherina Ffp2.