In merito all’incendio di Rontana, l’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità – Romagna ha inviato un comunicato stampa dove spiega le strategie e i progetti di rimboschimento della Vena del Gesso portati avanti grazie a bandi europei con la finalità proprio di ridurre i rischi di incendio:
Sulla causa dell’incendio sono in corso le indagini a cura dei Carabinieri Forestali di Brisighella. Nonostante il danno ambientale sia stato limitato e messo sotto controllo dalla tempestiva azione dei Vigili del Fuoco di Faenza e Casola Valsenio, l’accaduto non deve passare inosservato. Occorre fin da subito organizzare con i vari soggetti preposti alla sorveglianza dell’area un coordinamento per avviare un’azione di controllo e prevenzione.

Il bosco interessato all’incendio è caratterizzato da rimboschimenti intensivi eseguiti negli anni del Dopoguerra con diverse specie di conifere esotiche, tra le quali soprattutto il Pino nero, specie non appartenente alla vegetazione autoctona dell’Appennino romagnolo e della Vena del Gesso. I boschi di conifere sono boschi facilmente soggetti ad incendi in quanto le conifere, essendo piante resinose, sono più vulnerabili al fuoco.

Anche per questo motivo l’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità-Romagna ha ottenuto finanziamenti dall’Unione Europea, con il progetto Life4OakForests LIFE16NAT/IT/000245, per convertire i boschi esotici di conifere della Vena del Gesso, altamente vulnerabili da un punto di vista pirologico, poco ospitali e poveri di biodiversità, in boschi autoctoni tipici dell’Appennino romagnolo, caratterizzati da latifoglie, in particolare quercia e orniello, meno soggetti ad incendi e molto più adatti al territorio del Parco della Vena del Gesso.

Entro il 2021 partiranno interventi forestali di conservazione mirati al miglioramento dei boschi di Roverella della Vena del Gesso romagnola, per aumentarne la naturalità e la biodiversità. Gli interventi forestali termineranno entro il 2022, occuperanno manodopera specializzata ed interesseranno le zone dell’area di Carnè-Rontana, Monte Mauro, Riva di San Biagio, Monte Penzola e Gesso.

Indirizzare i boschi artificiali della Vena del Gesso romagnola ad una progressiva conversione in boschi di latifoglie di quercia e orniello è un miglioramento ambientale sia da un punto di vista ecosistemico, in quanto le foreste naturali sono serbatoi di anidride carbonica e luoghi ricchi di biodiversità sia animale che vegetale e sia da un punto di vista di prevenzione della vulnerabilità agli incendi boschivi, in quanto i boschi di latifoglie sono meno soggetti ad eventi come quello appena accaduto.

Oltre al progetto Life di cui si è detto, occorre poi continuare a lavorare per sviluppare altre azioni per la riconversione dei boschi artificiali sul nostro territorio (e non solo) nelle aree del Parco, utilizzando i fondi della forestazione che potrebbero scaturire nella prossima programmazione europea”