Il Consiglio comunale di Ravenna ha discusso un ordine del giorno presentato dal sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, a sostegno della sanità pubblica.
Il documento invita la Conferenza Socio-Sanitaria della Romagna a mettere in campo tutte le azioni politiche necessarie al fine di sollecitare il Governo a incrementare la dotazione di risorse a favore del Sistema Sanitario Nazionale: “Si chiede di continuare il confronto con la Regione Emilia-Romagna affinché il finanziamento all’Azienda USL della Romagna, che in questi anni ha portato avanti processi innovativi di fusione e nuove modalità di rapporto con le Università del territorio, venga almeno allineato a quello delle altre aziende regionali, in modo da garantire alla collettività servizi adeguati e i dovuti diritti e riconoscimenti al personale che ne consente l’erogazione. Si invita il Governo a erogare le risorse ancora mancanti e necessarie a coprire tutte le spese sostenute per far fronte alla gestione della crisi Covid-19 e a garantire un incremento di risorse per far fronte alle nuove esigenze organizzative a partire dalla rimozione di vincoli assunzionali anacronistici per il ripristino di tempi congrui sulle visite specialistiche e per ristabilire condizioni idonee nei Pronto soccorso e migliorare le condizioni di lavoro del personale, già oggi costretto a pesanti sacrifici”.
“La difesa della sanità pubblica – ha dichiarato Marco Montanari, capogruppo del PD e medico oncologo dell’ospedale di Ravenna – è la politica che più di ogni altra mira alla riduzione delle disuguaglianze: nelle scelte del Partito Democratico in ambito di salute c’è l’identità del partito stesso.
La sanità privata può essere un alleato integrativo alla sanità pubblica, ma non la può sostituire.
Secondo l’OMS, nel 2000, l’Italia aveva il secondo sistema sanitario migliore del mondo in termini di efficienza di spesa e accesso alle cure; nel 2014, secondo una classifica elaborata da Bloomberg, eravamo terzi nel mondo per efficienza della spesa. GIMBE, in un report che misura le performance delle Regioni, indica che l’Emilia-Romagna ha fatto meglio della media italiana per 15 indicatori su 19, garantendo servizi di screening, ricoveri urgenti e interventi chirurgici nonostante sia stata colpita dal Covid per un 10% in più rispetto alla media nazionale. La copertura economica delle spese negli anni di pandemia è solo in parte a carico del Governo e la Regione si è dovuta fare carico di un ulteriore impegno finanziario
L’obiettivo che ci eravamo dati, anche grazie ai 20 miliardi stanziati dal PNRR per la sanità, era quello di portare la spesa sanitaria oltre il 7% del PIL. Era il lascito culturale della pandemia, eppure la prima finanziaria mortifica le risorse alla sanità e ci si allontana dai traguardi prefissati. Manca un esplicito programma politico per il salvataggio della sanità pubblica che necessita di riforme innovative e non di essere smantellata e privatizzata.
L’Emilia Romagna ha, ancora oggi, la sanità più pubblica, più efficiente e più universale del nostro Paese e questo perché sono i nostri amministratori a governare. Tutto ciò in una condizione di carenza di personale sanitario e con una sostenibilità politica del sistema che ereditiamo da scelte strategiche nazionali da rivedere.
Dobbiamo prendere le risorse del PNRR per costruire la medicina del territorio, i cui risultati per Ravenna sono stati recentemente presentati e sono motivo di orgoglio. Abbiamo bisogno di informatizzazione e tecnologia digitale per togliere burocrazia al medico di medicina generale perché il suo tempo possa essere dedicato ai malati. Abbiamo bisogno di farmacie che siano centri di servizi per la salute, abbiamo bisogno di formazione e di risorse umane . A Ravenna – conclude Montanari – il Partito Democratico continua a portare avanti queste idee che sono le nostre radici, la nostra cultura e la nostra identità.”