Il volume “L’Italia del Père-Lachaise”: progetto Parigi-Ravenna, memoria di Aurelio Orioli tra 50 “italiani morti per la libertà”

0
796

Il volume “L’Italia del Père-Lachaise”, fresco di stampa, raccoglie la memoria di 50 italiani di Francia e francesi d’Italia sepolti nell’importante cimitero parigino già menzionato nel titolo dell’opera pubblicata. La realizzazione del volume è frutto di una collaborazione tra Parigi e Ravenna e fa parte di un progetto voluto dal Consolato Generale d’Italia a Parigi guidato dalla Console Emilia Gatto, in collaborazione con il Comitato degli Italiani all’estero, il Ministero degli Affari Esteri e numerose associazioni e imprese di entrambi i Paesi.

Tra le figure che ritornano alla memoria, ne “L’Italia del Père-Lachaise”, troviamo Aurelio Orioli, antifascista e patriota repubblicano di San Pietro in Vincoli, al quale sono dedicate alcune pagine con scritti di Antonio Patuelli e Giannantonio Mingozzi, che ricordano anche “tutti gli italiani morti per la libertà”. Altri personaggi che troviamo inseriti nell’opera sono Piero Gobetti, Gioachino Rossini, Maria Callas, Carlo Bugatti, solo per citarne alcuni.

Alla presentazione non potevano non intervenire Antonio Patuelli, presidente della Cassa, e l’ex vicesindaco Giannantonio Mingozzi: a questi interventi si sono aggiunti  anche quelli di Emilia Gatto, Console Generale d’Italia a Parigi, di chi rappresenta l’Italia all’estero, di chi ha sostenuto economicamente il progetto e di Giorgia Orioli pro-nipote di Aurelio. Infine anche l’attuale vicesindaco Eugenio Fusignani.

Antonio Patuelli ha ricordato che, ancora giovanissimo, nell’estate del 1980, presentatogli tramite colleghi della madre, lo venne a trovare a casa a Ravenna un anziano mazziniano, originario di San Pietro in Vincoli: era Aurelio Orioli, fuoruscito antifascista alla fine degli anni Venti, riparato a Parigi, dove, contemporaneamente a Sandro Pertini, svolse anche umili lavori come quello di manovale muratore. Orioli era quell’estate in vacanza a San Pietro in Vincoli e, come ogni anno, sarebbe tornato a Parigi che era diventata la sua città d’adozione. Orioli si presentò a Patuelli per consegnargli moralmente la custodia della tomba di Piero Gobetti (anch’egli fuoruscito a Parigi) che Orioli stesso aveva custodito per circa mezzo secolo.