In occasione della Giornata della Memoria, venerdì 27 gennaio, alle 18 nella sala D’Attorre di via Ponte Marino 2, per il XLIX ciclo degli Incontri letterari del Centro relazioni culturali, si terrà la presentazione del libro di Antonella Salomoni “Il protocollo segreto. Il patto Molotov-Ribbentrop e la falsificazione della storia”, edito da Il Mulino. A presentare la serata, come di consueto, Anna De Lutiis.

Nel saggio Antonella Salomoni, profonda conoscitrice e studiosa tanto delle vicende dell’Unione Sovietica quanto di quelle relative alla Shoah, rivolge la propria attenzione al celebre patto che fu siglato a Mosca, il 23 agosto del 1939, fra l’Urss staliniana e la Germania nazista. Il 21 agosto 1939, qualche minuto prima di mezzanotte (ora tedesca), la radio di Berlino interruppe un programma musicale per diffondere il seguente comunicato del Deutsches Nachrichtenbüro: “Il governo del Reich e il governo sovietico hanno stretto un accordo per stringere un patto di non aggressione. Il ministro degli Esteri arriverà mercoledì 23 agosto a Mosca per la conclusione dei negoziati”. L’annuncio produsse clamore: “Una bomba è scoppiata ieri sera, verso le 23.00, a Berlino” – scrisse l’ambasciatore francese in Germania Robert Coulondre al ministro Bonnet. Il 23 agosto 1939, la Germania e l’Unione Sovietica stringono un patto di non aggressione conosciuto come Molotov-Ribbentrop, che suscita scalpore internazionale, e firmano un “protocollo aggiuntivo” segreto sulla spartizione dell’Europa orientale. Evocato durante il processo di Norimberga e pubblicato negli Stati Uniti in base a copie non certificate, il protocollo scatenò una controversia che prese nome dall’opuscolo I falsificatori della storia. Da quel momento le interpretazioni in Occidente e in Urss si sono divaricate: per il campo occidentale il protocollo era «vero»; per quello sovietico era “falso”. Il ritrovamento, nel 1992, del “plico” che lo conteneva, invece di ricongiungere la storiografia russa a quella occidentale, ha dato inizio ad un processo di restaurazione delle tesi dei Falsificatori della storia che arriva, con Putin, fino ai nostri giorni.

È importante sottolineare che la studiosa, fondando la propria analisi soprattutto sulla consultazione delle fonti ex sovietiche, si concentra proprio sulle vicende del protocollo in questione mettendo in rilievo come esso abbia suscitato una controversia nata dalla pubblicazione di un opuscolo dal titolo I falsificatori della storia.

Risalente al 1948 il testo, scritto in buona parte dallo stesso Stalin, accusava in sostanza “gli ideologi e gli attivisti dell’imperialismo contemporaneo” di aver selezionato ad arte alcuni documenti allo scopo di danneggiare e diffamare l’Unione Sovietica. Da allora, osserva la studiosa, tra il campo occidentale e quello sovietico ha avuto luogo una vera e propria divaricazione storiografica: nel primo si sosteneva infatti l’autenticità del protocollo, nel secondo se ne affermava invece la falsità. Il ritrovamento, alla fine del 1992, di due plichi che contenevano l’originale dell’accordo segreto non ha portato affatto con sé il riavvicinamento delle due storiografie: in quel periodo, in Russia è al contrario iniziato un processo di restaurazione volto a contrastare il dibattito che si era sviluppato durante l’epoca gorbacioviana e a riscrivere la storia del Novecento riguardo soprattutto a una questione – la cosiddetta «complicità spartitoria».

Viene messa cioè apertamente in discussione la comune volontà – da parte del regime staliniano come di quello hitleriano – di definire delle sfere di influenza: si asserisce, in altri termini, che l’accordo di Monaco aveva spinto l’Urss a cercare di allearsi con la Germania nazista in maniera da non essere costretta ad affrontare da sola la minaccia costituita dalle potenze europee.

L’unione Sovietica aveva insomma invaso la Polonia solo quando, sentendosi abbandonata da Gran Bretagna e Francia, aveva visto messa in pericolo la propria sicurezza. Proprio per questo, al giorno d’oggi, Vladimir Putin mette l’accento su un aspetto: l’importanza, perché l’Europa intera abbia un futuro di pace e cooperazione, di ricordare come il nazismo sia stato sconfitto solo grazie alla collaborazione tra gli alleati. Reclamare, come egli ha fatto in seguito, la necessità di «denazificare» l’Ucraina, sembra una rivendicazione perfettamente in linea con la sua ricostruzione storiografica alla quale, nel febbraio di quest’anno, ha dato purtroppo tragica attuazione.

Antonella Salomoni è professoressa ordinaria di Storia contemporanea presso il dipartimento di Scienze politiche e sociali, Università della Calabria, dove è titolare dei corsi di Storia dei diritti umani e culture della pace e Storia dei servizi sociali. Insegna Storia della shoah e dei genocidi presso il Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà, Università di Bologna. È membro del corpo docente del dottorato Global History and Governance, Scuola Superiore Meridionale. Nel triennio 2019-2021 condurrà come Principal Investigator del PRIN 2017 la ricerca “Political cultures in the transition from Communism to “illiberal democracies”. The cases of Russia, Ukraine and Poland”. Dirige “Il Mestiere di Storico”, rivista della SISSCo-Società italiana per lo studio della storia contemporanea.