04/04/2018 – Prosegue la seconda edizione della rassegna #POETRY con il poeta Bruno Bartoletti, ospite al bar Linus di Faenza giovedì 5 aprile. L’autore presenterà il suo ultimo libro I Volti non Hanno più Nome (Ladolfi Editore, 2017). L’autore guiderà il pubblico attraverso i sentieri della memoria, tra gli interrogativi sulle relazioni e sul significato della stessa vita. I versi di Bartoletti cuciono presente e passato e si affacciano, come una domanda aperta, sul futuro; la bellezza è ritrovarsi, tutti, ma proprio tutti, in un luogo che è per sempre. Open Mic in coda aperto a tutti, musiche a cura di Simone Cattani. L’ingresso è libero, fino a esaurimento posti. Bruno Bartoletti nasce nel 1942 a Montetiffi, una piccola frazione del comune di Sogliano al Rubicone (FC), dove tuttora risiede. All’età di 8 anni perde il padre, morto in un incidente in miniera in Francia nel 1951, tragedia che lo segnerà per sempre. Laureatosi nel 1967 in Materie Letterarie presso l’Università degli Studi di Genova con una tesi su Giovanni Pascoli, nel 1974 è nominato assistente ordinario alla cattedra di Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Università degli Studi di Torino, nomina a cui rinuncia per dedicarsi all’insegnamento negli istituti tecnici dove svolgerà dal 1981 la funzione di preside. Uomo di scuola e promotore culturale, presso l’Università di Aix en Provence ha svolto un dottorato di ricerca d’Etudes Romanes con un lavoro su Dino Campana. Si è sempre dedicato alla poesia fin da ragazzo, ma solo in età matura ha cercato di dare ordine e sistemazione al suo lavoro. Nel 1997 pubblica il suo primo volume, Trasparenze – Frammenti di memorie, nel 2000 Le radici, nel 2001 Parole di Ombre, nel 2005 Il tempo dell’attesa, Società Editrice «Il Ponte Vecchio», nel 2012 Sparire in silenzio ritrovando il vento delle strade, Youcanprint Self – Publishing, nel 2017 I volti non hanno più nome, Giuliano Ladolfi Editore. Nel 2017 esce il saggio È sempre lunedì «Voglio ringraziarmi tutti per avermi concesso di insegnare», Youcanprint Self – Publishing. Presiede l’Associazione culturale “Agostino Venanzio Reali” e l’omonimo premio nazionale di poesia. Oggi finalmente dà colore al tempo e approfondisce i suoi studi, specialmente nel campo della letteratura e della poesia, una delle poche risorse ancora vive. In un suo recente lavoro sulla scuola, È sempre lunedì «Voglio ringraziarmi tutti per avermi concesso di insegnare», Youcanprint Self – Publishing, ha scritto: “Ho pubblicato il mio primo libro di poesie Trasparenze. Frammenti di memoria, nel 1997, quando avevo 55 anni, il mio secondo libro, Le Radici, nel 2000, quando ne avevo 58. Se qualcuno volesse chiedermi: Ma com’è che ci hai messo tanto? Rispondo come rispose alla stessa domanda Frank Mc Court nel suo Ehi, prof! Insegnavo, ecco com’è. E posso aggiungere: Ho poi fatto il preside. Ed è stato ancora peggio, non c’è stato mai tempo di leggere se non quelle impossibili circolari, e tanto meno di scrivere. Solamente che i miei testi – a quelli ne seguirono, a intervalli di cinque anni l’uno dall’altro, altri tre – non ebbero lo stesso successo dei libri di Mc Court. Ecco qual è la differenza. E non è una differenza da poco. Qualche commento, qualche lode strappata o intravista tra le righe, qualche premio, più per accondiscendenza che per valore. Poi nel dimenticatoio”. E ancora: “Tutto quello che so l’ho appreso da studente (grazie ai miei docenti e ai miei maestri di scuola elementare, così importanti come è importante la prima innaffiatura); l’ho completato da insegnante (grazie ai miei studenti) perché l’insegnamento richiede un aggiornamento continuo, anche sotto il profilo del “sapere”; l’ho in parte dimenticato da preside (un pauroso regresso culturale, perché a nessuno importa che il preside sappia o non sappia, se entra o non entra in classe, se arriva la mattina a scuola alle ore 8 o alle 10, quando i problemi sono già scoppiati); ma infine mi sono immerso nel grande mare del sapere da pensionato nella mia «stanza separata», come scrisse Cesare Garboli, grazie agli innumerevoli autori e scrittori e critici e poeti (quelli veri)”.