Durante il periodo di chiusure totali è uscito il nuovo libro di Stefano Saviotti e Monica Naldoni “Soppressioni napoleoniche a Faenza – Chiese, conventi, confraternite (1796-1813)”, stampato dalla Tipografia Valgimigli.

Viste le restrizioni legate alla diffusione del corona virus, non è stato possibile organizzare una presentazione pubblica del volume. 

“Per questo motivo, per mantenere comunque vivo il rapporto fra lettori e autori, abbiamo realizzato un breve video con la partecipazione del vicesindaco e assessore alla Cultura di Faenza Massimo Isola, del direttore della Pinacoteca Comunale, Claudio Casadio, e degli autori del libro Stefano Saviotti e Monica Naldoni”.

Il video sarà pubblicato sul sito e sulle pagine social della Pinacoteca Comunale di Faenza (Facebook, YouTube, Instagram) a partire da venerdì 15 maggio.

Nel poderoso volume di 400 pagine, compare uno studio su piani paralleli (storico, architettonico, artistico) riguardante gli edifici religiosi della città di Faenza nel periodo napoleonico. Numerose chiese, conventi e sedi di confraternite furono chiusi al culto, molti degli edifici furono venduti e radicalmente trasformati, oppure andarono distrutti in seguito, per vicende belliche o demolizioni.

Partendo dalla “Tabella delle case esistenti nella città di Faenza” redatta da Giuseppe Pistocchi e Giuseppe Morri nel 1798, il primo vero catasto della città, Stefano Saviotti ha ricostruito le vicende storiche di ben settantanove edifici di proprietà ecclesiastica dalle origini sino ad oggi, con particolare riferimento alle tumultuose vicende del periodo napoleonico.

In seguito alle soppressioni, parecchie opere d’arte furono vendute, spostate altrove, o perdute. Molte di esse attualmente fanno parte delle collezioni della Pinacoteca Comunale e del Museo Diocesano di Faenza, altre ancora sono in importanti musei e collezioni italiane o estere. Grazie ad antichi taccuini di viaggio, agli inventari delle chiese e ad altre fonti, Monica Naldoni ha individuato le opere d’arte di loro pertinenza, al fine di riportarle virtualmente nelle loro sedi originarie.

È nata così una sorta di “Guida delle chiese di Faenza prima di Napoleone”, che per la prima volta ci offre un quadro complessivo del grande patrimonio storico e artistico accumulato nel corso dei secoli e che nel Settecento aveva raggiunto il suo apice.