La Torre della Giunta regionale, in viale Aldo Moro a Bologna, illuminata da un fascio di luce blu, così come tanti palazzi di istituzioni ed enti pubblici in altre città dell’Emilia-Romagna. E poi le numerose iniziative organizzate da Aziende sanitarie e associazioni sul territorio regionale, da Piacenza a Rimini, per coinvolgere i cittadini e tenere alta l’attenzione sul tema.

Eventi di valore simbolico che si rinnovano in occasione della Giornata mondiale della Consapevolezza dell’Autismo, che si celebra ogni anno il 2 aprile. Giornata istituita dall’Onu nel 2007 per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti delle persone con disturbi dello spettro autistico, sull’importanza di una diagnosi e di un intervento precoce, oltre che di un’assistenza adeguata per pazienti e famiglie, a partire dai bambini.

La Regione Emilia-Romagna da anni è impegnata con il servizio sociale e sanitario nella presa in carico e cura delle persone con disturbo dello spettro autistico, e dal 2008 – grazie al programma integrato di assistenza (Pria) – è attiva sull’intero territorio una rete di interventi precoci e mirati contro questa sindrome.   Un modello basato sulla costante collaborazione con le associazioni dei famigliari e il mondo della scuola, che sarà ulteriormente rafforzato nel prossimo quinquennio 2022-2026, sulla base di linee programmatiche in via di definizione da parte della Giunta regionale.

Un ulteriore salto di qualità, necessario per rispondere in modo sempre più efficace e puntuale alla crescente domanda di cure e assistenza, in parallelo con l’aumento generalizzato delle diagnosi di autismo che si va registrando anche in Emilia-Romagna negli anni più recenti.

“Giornate come questa, nella quale ci stringiamo idealmente a tutte le persone che soffrono di disturbi dello spettro autistico e alle loro famiglie, devono essere di stimolo per gli amministratori pubblici e tutti gli operatori del servizio sanitario regionale per riflettere su come migliorare le cure e l’assistenza- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. La sfida, oltre alla diagnosi precoce e alla presa in carico tempestiva su cui in Emilia-Romagna abbiamo fatto grandi progressi, è aiutare nella vita di tutti i giorni le persone e le famiglie che vivono questa difficile situazione. Per comprendere meglio i bisogni e indirizzare gli interventi in modo ancor più mirato- chiude Donini- è fondamentale continuare a lavorare insieme alle associazioni dei famigliari, che non smetteremo mai di ringraziare per il ruolo fondamentale che rivestono”.

I casi in Emilia-Romagna

I casi di minori presi in carico in Emilia-Romagna dai Servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza sono passati dai 2.790 del 2016 ai 4.740 del 2020. Considerando le classi di età, la crescita più consistente riguarda i bambini delle fasce 3-5 e 6-10 anni, a conferma del progressivo abbassamento dell’età della prima diagnosi e presa in carico.

L’aumento dei casi di autismo è generalizzato, come attestano gli studi realizzati in varie parti del mondo, e dipende in buona parte dal perfezionamento degli strumenti diagnostici a disposizione degli specialisti, oltre che da una crescente attenzione a questa tematica da parte delle famiglie e degli altri attori istituzionali, a partire dalla scuola.

Verso il Programma regionale integrato 202-2026

Il Programma regionale integrato per l’assistenza alle persone con disturbi dello spettro autistico 2022-2026 su cui sta lavorando l’assessorato regionale alle Politiche per la salute prevede il coinvolgimento a pieno titolo delle associazioni dei famigliari nell’ambito di tavoli locali aperti alla partecipazione, oltre che dei professionisti delle Aziende sanitari locali, dei referenti degli Uffici scolastici provinciali e degli Enti locali.

Tra le principali novità in discussione, l’avvio di interventi abilitativi individualizzati e integrati per personale medico condotti da operatori opportunamente formati, con il coinvolgimento dell’Ufficio scolastico regionale e finalizzati a diagnosi sempre più precoci. Altro obiettivo da perseguire la continuità del percorso di presa in carico dell’assistito per tutto l’arco della vita, dall’adolescenza all’età adulta.