“Le criticità del nostro ospedale, il Santa Maria delle Croci, non sono certo una novità. Nei mesi scorsi ho avuto modo di evidenziare pubblicamente le difficoltà che tutti i professionisti del settore, purtroppo, sono costretti ad affrontare ogni giorno. Quando il personale è numericamente carente, chi lavora è costretto a operare in condizioni difficili, come già sottolineato.
La classifica di Newsweek conferma quello che molti già sanno: l’ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna si trova indietro rispetto agli altri ospedali della regione e del paese. Ma la verità è che dietro questo piazzamento c’è molto più che un semplice numero. Le cause sono legate ad anni di carenze strutturali e organizzative che non sono certo imputabili ai professionisti che, nonostante tutto, continuano a lavorare con dedizione.
Le carenze di personale e il sovraccarico del Pronto Soccorso sono solo alcune delle problematiche che, purtroppo, danneggiano non solo i pazienti, ma anche gli stessi operatori sanitari. La medicina territoriale, come sottolinea la Uilfpl, è un altro nodo cruciale che va risolto, non solo con maggiore finanziamento, ma con una visione a lungo termine che purtroppo sembra mancare.
La salute dei cittadini non può essere messa in secondo piano da politiche insufficienti. La riforma e il rilancio della sanità devono partire dalla medicina territoriale, da un sistema di assistenza integrato e da un sostegno concreto a chi lavora sul campo. È ora di fare scelte politiche che vadano oltre le apparenze e guardino alla sostanza, per garantire a tutti i cittadini la qualità del servizio che meritano.
Ravenna, con il suo bacino di utenza che comprende non solo i residenti ma anche i flussi turistici della città d’arte e dei lidi, non può permettersi di essere l’ultimo ospedale in Romagna e penultimo in regione. Non si tratta di questione di campanile o solo di una questione di numeri, ma di equità e di servizi adeguati per una comunità che merita di più.
Per rilanciare il nostro ospedale, bisogna tornare a renderlo appetibile per i medici, per gli infermieri e tutto il personale sanitario, con una gestione mirata, investimenti adeguati e con un’attenzione maggiore alla gestione delle risorse umane. Se la sanità regionale, come affermato dal presidente Michele De Pascale, non può accontentarsi di essere la “meno peggio”, ma deve ambire a diventare la migliore, questo vale ancora di più per l’ospedale di Ravenna.
I sacrifici richiesti ai cittadini, anche con gli aumenti annunciati dalla regione, devono tradursi in un miglioramento reale della risposta sanitaria in termini di qualità e quantità. A Ravenna, questo significa riportare l’ospedale ai livelli che merita e che sono suoi di diritto, affinché i nostri concittadini non si sentano più penalizzati.
Ancora più grave è il fatto che Ravenna sia anche sede del corso di laurea in medicina, un’opportunità straordinaria che dovrebbe contribuire a formare e poi assumere i medici del futuro, ma se l’Ospedale di Ravenna non viene rilanciato e maggiormente attenzionato il rischio è che i professionisti scelgano di lavorare altrove, come già sta accadendo.
Il ruolo imprescindibile della sanità pubblica passa da ospedali all’altezza delle richieste di salute e, in questo senso i sindaci devono tornare ad avere più peso nelle decisioni di politica sanitaria.”
Eugenio Fusignani