Purtroppo quello che temevamo dopo l’irresponsabile riconoscimento delle repubbliche del Donbass si è avverato.
L’invasione dell’Ucraina in atto da parte della Russia rappresenta il più grave atto di guerra in Europa dall’invasione della Polonia nel 1939.
La memoria richiama la storia e ci ricorda, non senza rabbrividire, come i due conflitti mondiali del ‘900 abbiano preso inizio proprio da crisi nei confini orientali del vecchio continente.
Per questo il PRI condanna con forza l’attacco ingiustificato della Russia contro l’Ucraina e, manifestando la nostra solidarietà di repubblicani al popolo ucraino, condividiamo l’appello di tutti leader europei che hanno chiesto a Mosca di fermare da subito questa sua azione militare.
Al contempo esprimiamo la nostra seria preoccupazione per una situazione che, a una distanza in linea retta di circa 1600 chilometri da noi, rischia di innescare pericolose derive le cui conseguenze sono al momento inimmaginabili.
Non a caso il Presidente Mattarella ha convocato oggi il Consiglio Supremo Difesa, l’organo preposto all’esame dei problemi generali politici e tecnici attinenti alla sicurezza e alla difesa nazionale presieduto dal Capo dello Stato e composto dal Presidente del Consiglio dei ministri, dai Ministri per gli affari esteri, dell’interno, dell’economia e delle finanze, della difesa e dello sviluppo economico e dal Capo di Stato Maggiore della Difesa.
Anche perché è bene ricordare che i rubinetti del gas, dal quale l’Italia dipende totalmente, sono nelle mani di Putin. Il fallimento dei tentativi diplomatici effettuati dai singoli stati membri ha evidenziato una volta di più come la debolezza dell’Europa sia un elemento di insicurezza per ogni singolo stato membro.
L’assenza di un’Europa forte, con politica estera e di difesa comuni, rende ancor più grave la situazione degli stati europei per il preoccupante combinato disposto di una doppia dipendenza che relega l’Europa all’impotenza totale rispetto la crisi in atto: quella da Mosca per il gas e quella da Washington per la difesa.
Con una preoccupazione ulteriore per la nostra sicurezza derivante dalla consapevolezza che se l’Europa non vuole la guerra, l’America non vuole farla.
Ci preoccupa soprattutto la consapevolezza che il disegno oramai chiaro di Putin di voler ridisegnare con le bombe il nuovo ordine europeo a distanza di 33 anni dal crollo del Muro di Berlino, porterà la Russia, che adesso poteva essere schierata militarmente solo nel confine orientale dell’Ucraina, ad esserlo a poche centinaia di chilometri dal cuore dell’Europa.
Si è sempre detto che l’Europa si fa nelle crisi: e allora l’auspicio del PRI è che dal vertice dei Capi di Stato e di Governo emerga quella volontà unitaria che è l’essenza stessa dell’idea di Europa: quell’Europa che, al di là delle divisioni politiche, dell’assenza di una politica di difesa e in balìa dei più disparati ricatti economici, ha sempre saputo garantire la cosa più importante; 77 anni di pace ai suoi popoli.