“I rappresentati della FLMUniti CUB Romagna presenti Marcegaglia, contestano quanto è stato detto nella riunione con la Direzione Marcegaglia (12 maggio 2020), i segretari Confederali e i loro delegati (FIM, FIOM, UILM, USB). Di fronte a questa nuova grave azione unilaterale che di fatto che dal 26 marzo 2020, 200 lavoratori diretti Marcegaglia Ravenna son stati disposti in cassa integrazione, dal 4 aprile (2°DCPM) l’azienda col silenzio assenso ha continuato le sue attività produttive di logistica e di spedizioni sia via terra che marittime sfruttando il più possibile i lavoratori di ditte in appalto, in subappalto e in sua volta assunti da agenzie itineranti con contratti ridicoli e atti solo a sfruttare.
Colpendo il salario anche dei 200 lavoratori diretti Marcegaglia, che magari nel corso degli anni passati a lavorare per l’azienda, a causa di vari problemi di salute – diversi lavoratori assunti anche come
invalidi – son stati costretti ad assentarsi per eseguire delle cure per i propri problemi di salute o altre motivazioni personali. Per tanto vengono puniti dall’azienda durante l’emergenza Corona Virus, è giusto rivendicare il primato della difesa della salute e della vita dei lavoratori. Noi non siamo d’accordo con la linea della congestione con l’azienda eseguita attualmente dalle organizzazioni sindacali (confederali), in particolare in merito alla cassa integrazione su cui viene disposta sostanzialmente mano libera all’azienda, tenendo conto che non è stato affatto risolto il problema dell’integrazione salariale che permetta ai lavoratori anche in cassa integrazione di recuperare integralmente il salario, hanno promesso a livello governativo su questo aspetto ma nonostante ci siano i fondi per la cassa integrazione, non ci sono i fondi per l’integrazione salariale che dovrebbe essere erogata dalla regione Emilia Romagna, sicché la cassa integrazione possa essere pari al 100% del salario, tuttavia la CIG per il Covid-19 è al 58-60% del salario e il lavoratori percepiscono la miseria di 800-900 EURO al mese. Mentre i lavoratori delle cooperative delle ditte in appalto o dei consorzi creati ad hoc dall’azienda, dove tanti di loro sono stati predisposti alla cassa integrazione, percepiscono ancor meno, e nessun lavoratore con una famiglia può permettersi di garantire il soddisfacimento dei bisogni primari suoi e della propria famiglia.

Quindi i sindacati confederali, padroni, governo e regione scaricano anche questa volta sulle lavoratrici e i lavoratori il costo della crisi dell’emergenza pandemica.

Perciò noi lavoratori non possiamo aspettare le assemblee in fabbrica, non possiamo accettare di venire trattati come oggetti, chiediamo che le assemblee in merito ai problemi vengano svolte entro il mese, concentriamo l’attenzione e l’effettiva sicurezza in fabbrica che deve diventare permanente così come la postazione medico sanitaria per ogni emergenza. La FLMUniti CUB Romagna programma lo stato di agitazione perché le lavoratrici e i lavoratori da qualsiasi provenienza diretti dall’azienda o da consorzi, o agenzie di somministrazione, non sono oggetti!”