“È consuetudine della sinistra in Italia, oltre che andare al governo nonostante perda ripetutamente le elezioni e questo lo vediamo da anni, anche di creare delle norme locali, con ogni genere di scusa, per ottenere ciò che la legge non gli consente di fare.

Gli esempi sono tanti, qualche settimana fa il comune di Ravenna è stato tappezzato di cartelloni con la scritta “chiamatemi dottora”, la scusa era quella di essere inclusivi non si sa verso chi, forse verso chi non sa l’Italiano visto che, Accademia della Crusca permettendo, il termine “dottora” non esiste. Inoltre con l’immagine di una donna col velo, non certo simbolo di parità di genere.

Costo di tutto questo alcune decine di migliaia di euro, in parte erano di fondi europei, ma si tratta sempre di denaro della collettività. Qualche giorno fa al Liceo Artistico Nervi Severini il preside e già assessore Pd Gianluca Dradi, si “inventa” le carriere alias, vale a dire se uno studente si identifica in un altro genere, verrà chiamato col nome del genere in cui si identifica. In poche parole Carlo potrà essere chiamato Carla e considerato donna, qualora lo preferisse e sia il nome che il genere verrà cambiato in tutti i registri scolastici.

Questo è un palese scimmiottamento di quanto sarebbe stato previsto nel ddl Zan, bocciato in Parlamento. Quello che più sconcerta è che si voglia in maniera ideologica cercare di ottenere surrettiziamente quanto la legge non prevede rischiando di creare confusione a chi si trova in un’età delicata e che necessiterebbe, al contrario, di certezze.

Tutto ciò è figlio dell’ideologia gender che sta cercando di imporre ai più giovani un’interpretazione fuorviante della propria identità sessuale. Questo non risolve alcun problema, anzi confonde e complica la maturazione dei ragazzi. Infine sarebbe interessante sapere se tutto questo avrà un costo, ma forse è la cosa meno importante.”