“Quanto successo nei nostri territori dal maggio 2023 non può essere derubricato ad episodio locale, né tantomeno isolato a problema di coloro che hanno subito le dirette conseguenze di quella che è stata classificata come la terza catastrofe mondiale del ’23, ulteriormente aggravata da una serie di anomalie estreme che occorre chiamare col proprio nome: crisi climatica.
Archiviare le nostre alluvioni come casuale coincidenza di maltempo, significa non aver compreso la natura di un presente allarmante che ci espone tra i territori maggiormente a rischio. È perciò questa la realtà con cui siamo costretti a misurarci, ed è nella consapevolezza di tale scenario che chiediamo risposte urgenti ed appropriate per riparare il presente e preparare il futuro della nostra terra martoriata e delle sue comunità colpite.
Sotto gli occhi di tutti infatti, oggi non ci sono altro che risultati deludenti enon è certo un caso come finora siano state le stesse vittime del fango a doversi pagare la ricostruzione di tasca propria,così come non sorprendono le persistenti fragilità di un territorio pericolante, ancora alle prese con rattoppi di somma urgenza, nell’incapacità di una pur minima visione strategica: lo stato persistente di abbandono alle proprie difficoltà di un’area cruciale come l’Appennino – su cui ha infierito anche il sisma del 18 settembre – è forse la testimonianza più grave di tutto questo.
Un territorio, quello alluvionato, che va risarcito e riparato ma anche ripensato al di fuori delle solite logiche speculative: per farlo occorre alzare la nostra voce ed incalzare la volontà dei decisori ad ogni livello, affinché non restino ostaggio di interessi di parte o calcoli elettorali, muovendosi velocemente con le risposte necessarie, attese ormai da troppi mesi, un’alluvione dopo l’altra.
Ristori rapidi e congrui! Occorre un cambio di passo tanto reale quanto radicale, che riveda le ordinanze al fine di sbloccare ed erogare finalmente a cittadini ed attività gli indennizzi (che furono promessi al 100%), necessari a ristorare i danni sofferti.
Per una struttura commissariale adeguata, presente, connessa al territorio e che riunisca tutti gli eventi alluvionali, dotata delle risorse necessarie – già da questa legge di bilancio – per avviare con urgenza i Piani Speciali di sicurezza e prevenzione idrogeologica.
Per una legge nazionale sulle emergenze e sui disastri, che per gli eventi futuri possa attivare immediatamente strumenti celeri di riparazione e ricostruzione.
Per mettere in atto un’urgente azione di prevenzione climatica negli insediamenti urbani, dove la concentrazione di superfici altamente impermeabilizzate, reti di drenaggio urbano insufficienti, opere di canalizzazione e interventi di restrizione dei canali esistenti determinano impatti devastanti: le città devono essere attrezzate per contrastare gli effetti del clima attraverso l’aumento della permeabilità, il miglioramento della rete fognaria esistente, anche integrata con soluzioni di drenaggio urbano.
Restituire ai territori una propria sfera ecologica vitale, ristabilendo il rispetto dei suoi elementi naturali e provvedendo a misure scientificamente sensate di sicurezza degli insediamenti urbani, senza che il peso delle scelte che si renderanno necessarie venga scaricato ulteriormente sull’ambiente o sui cittadini coinvolti da tali interventi: per una ricostruzione partecipata, equa e condivisa!
Riconoscere la centralità delle aree appenniniche – martoriate da quattro alluvioni e un terremoto – come punto cruciale per la sicurezza dell’intero territorio, ed in particolare di tutte le città pedecollinari, poste lungo la via Emilia, rendendole protagoniste di una strategia di prevenzione idrogeologica “a monte” che ne aiuti e rafforzi gli insediamenti, dalle attività agricole fino agli enti locali, affinché siano messi in condizione di presidiare un territorio vasto e complesso, che non dev’essere più abbandonato.
Perché i cittadini siano informati, coinvolti e responsabilizzati nella gestione del sistema idraulico urbano e territoriale, ne comprendano i rischi e le opportunità, perché la redazione dei Piani di Protezione civile sia partecipata per affrontare meglio le emergenze in modo da tutelare persone e beni, nelle aree a rischio.”