L’intesa raggiunta questa notte tra M5s e Lega sulle estrazioni è disastrosa.

In questa circostanza ho apprezzato sinceramente l’impegno bipartisan che si è sviluppato da parte di molti esponenti politici del nostro territorio, ma in politica quello che conta non è tanto l’impegno quanto i risultati e quelli finora sono tutt’altro che soddisfacenti. La Lega è ancora in tempo per alzare la testa sia al Senato che alla Camera e ribadisco la richiesta a Salvini di venire a Ravenna a incontrare i lavoratori e le imprese prima dell’approvazione definitiva.

In primo luogo l’accordo raggiunto produce un provvedimento incostituzionale perché l’emendamento interviene su una legge, il DL semplificazioni, che tratta tutt’altro argomento.

Il secondo grave aspetto è che non ci sono le coperture finanziarie, perché l’aumento dei canoni sarà oggetto di ricorsi pesantissimi e porterà a rinunce alle concessioni; è dunque illusorio pensare che con un aumento dei canoni si determini automaticamente un aumento del gettito.

Terzo, questo provvedimento in nessun modo tutela l’ambiente anzi, aumenterà le emissioni poiché non riduce il consumo di fonti fossili, quello si sarebbe un obbiettivo serio, ma semplicemente penalizza la produzione nazionale a favore delle importazioni e il gas estratto all’estero, per essere trasportato, ha una dispersione di circa il 30% con conseguente aumento delle emissioni.

Infine, aspetto fondamentale, si manda un messaggio devastante a tutti gli investitori rispetto alla credibilità nazionale.

Con estrema leggerezza si metterà in crisi uno dei settori economici più importanti del nostro Paese, si perderanno migliaia di posti di lavoro, mettendo in difficoltà altrettante famiglie, si provocherà l’aumento dei costi dell’energia e si costringerà l’Italia a dipendere esclusivamente da fonti importate per l’approvvigionamento di energia, negandole un futuro di maggiore sicurezza e costringendola all’asservimento alle multinazionali.

Non si capisce in alcun modo il senso della proposta e viene il dubbio che questo provvedimento non sia animato da interessi ambientalisti quanto da interessi stranieri. 

Il gas naturale è la fonte fossile meno inquinante e proprio per questo è essenziale per accompagnarci nell’urgente transizione verso le energie rinnovabili.

A Ravenna produciamo metano, ottenuto dal gas, da 60 anni. Eppure in questi decenni abbiamo tenuto assieme otto monumenti tutelati dall’Unesco, un’oasi marina di valore europeo, il Parco del Delta, il turismo, la cultura, l’industria.

Se si intendono mettere in campo politiche energetiche ambientali serie bisogna seguire gli obiettivi indicati dalla conferenza di Parigi COP21, ad esempio facendo in modo di abbandonare totalmente il carbone, incentivando le auto elettriche alimentate da fonti rinnovabili, impegnandosi nell’efficientamento energetico del patrimonio edilizio per ridurre prima di tutto i consumi, sostenendo lo sviluppo delle infrastrutture, del trasporto pubblico locale e dei treni, etc.

Il 9 febbraio sarò a manifestare a Roma con le migliaia di lavoratori, le imprese e i sindacati del comparto offshore di Ravenna che insieme a me giorni fa hanno sottoscritto un appello pubblico per chiedere con forza al Governo di fermare l’emendamento e di indicare con chiarezza quale sia la strategia energetica nazionale.