Ancora una volta l’amministrazione comunale ravennate si rende protagonista di iniziative a dir poco “discutibili”, e pagate sperperando soldi UE cioè di tutti i cittadini comunitari.

“Non chiamarmi signorina, chiamami DOTTORA”, e l’immagine di una ragazza con il velo islamico come se fosse tradizionalmente usato dalle donne della nostra Romagna.

Certo dottoressa non va bene ai talebani del politicamente “scorretto”, a chi ritiene di voler cambiare la nostra storia, la nostra cultura e perfino la nostra religione in nome di un miscuglio informe che nulla ricorda le nostre radici e la nostra storia.

Risulta poi incomprensibile il ricorso alla lingua araba per illustrare il pannello, anzi la pregevole opera d’arte, quasi fossimo ad Algeri, Tunisi o a Medina.

In questo modo, fondi comunitari che avrebbero potuto avere miglior destinazione ed aiutare tanti Italiani in difficoltà, sono stati letteralmente buttati nel pattume, e solo per accontentare i talebani della mutazione grammaticalmente scorretta della nostra lingua.

Davvero l’amministrazione ravennate riesce ancora a sorprenderci, come si dice “AL PEGGIO NON C’E MAI LIMITE…”