Apprendiamo dalla stampa, che i cacciatori sono in subbuglio a causa del perdurare del divieto di caccia all’interno di un’area di tre chilometri di raggio, dalla Valle della Canna.

Paventano delle iniziative di protesta qualora l’Ente Parco perdurasse nella volontà di mantenere il divieto.

Notiamo che il periodo di lutto in memoria delle migliaia di uccelli morti, sia già terminato e che quindi sia logico riaprire la mattanza nelle aree umide colpite dal botulino.

Noi siamo ancora profondamente rattristati per quanto è accaduto e pretendiamo che la verità circa le responsabilità venga a galla.

Auspichiamo che la Magistratura indaghi a fondo per individuare e punire i colpevoli.

Ci auguriamo che questa vicenda non termini con un’archiviazione perché “il fatto non sussiste” o per “mancanza di indizi”.

Alcuni cacciatori, abbiamo sempre appreso dalla stampa, si sarebbero prodigati nel soccorrerei volatili e gliene rendiamo merito, ma questa iniziativa ci pare stridere con la vibrata protesta delle associazioni venatorie che a poche settimane dalla strage pretendono la riapertura della caccia proprio nelle zone più martoriate.

Noi, di contro, chiediamo a gran voce che lo sparo rimanga interdetto “sine die”, ovvero fino a quando non sia fatta più chiarezza su chi debba gestire la Valle della Canna in modo più serio, competente e professionale.

A proposito della condotta palesata dalle associazioni venatorie, su questa vicenda, gradiamo parafrasare un breve verso dantesco onde asserire che: “poscia più che l’amor per la natura, potè il digiuno…. Per il risotto di folaga”.