“Abbiamo commentato in questi giorni i dati pubblicati dal recente Rapporto di ISPRAsul consumo di suolo, con un focus sugli andamenti dell’Emilia Romagna, dove risulta che la provincia di Ravenna è in testa alla graduatoria. Se venissero approvate alcune richieste di espansione da parte di alcune aziende (Enomondo e altre) anche da Faenza daremmo il nostro contributo per restare in testa alla classifica.”

È l’osservazione di Legambiente che arriva a ridosso della commissione consiliare nella quale si discuterà l’ampliamento dello stabilimento Enomondo di via Convertite.

“La società Enomondo (partecipata da Caviro e Hera) ha presentato una richiesta di ampliamento dei piazzali per 15.700 mq, ma comprerebbe 60.000 mq di terreno agricolo (un vigneto) attiguo allo stabilimento, trasformando la destinazione ad uso industriale. Le motivazioni di Enomondo sarebbero: razionalizzare la gestione dei piazzali di deposito della biomassa, anche alla luce del principio di incendio dell’agosto 2019 che ha indicato la opportunità di esercire l’impianto con spazi più ampi tra un cumulo e l’altro, oltre che per realizzare un nuovo piazzale dedicato alla gestione dell’Ammendante Compostato Verde.” evidenza Legambiente.

“La cosa buffa è che l’azienda dichiara che meno della metà (28.650) dei 60 mila mq gli servirebbero e che il resto resterebbe a destinazione agricola. Dovremmo crederci? O invece quest’area servirà per un ulteriore futuro ampliamento, di più facile autorizzazione?” si chiede l’associazione

“Vorremmo rammentare che:

– la L.R. 24/17 “assume l’obietto del consumo di suolo a saldo zero da raggiungere entro il 2050”; “la pianifcazione territoriale e urbanistca può pretedere, per l’intero periodo, un consumo del suolo complessito entro il limite massimo del 3 per cento della superfcie del territorio urbanizzato”;

– in applicazione di questi principi, la relazione illustrativa sul “Territorio Urbanizzato ai sensi dell’art.32 della L.R. 24/17” dell’Unione della Romagna Faentina, indica che la “Quota massima di suolo consumabile all’interno e all’esterno del Centro Urbano” sarebbe, per il Comune di Faenza, di 497.001 mq;

consumare, in un colpo solo, 60.000 mq di terreno agricolo rappresenterebbe il 12% di quello disponibile da qui al 2050.

Secondo le norme vigenti Enomodo dovrebbe prevedere i necessari interventi di mitigazione attorno all’area e cedere una quota non inferiore al 15 per cento della superficie complessiva (ossia 9.000 mq) all’Amministrazione Comunale. L’azienda prevederebbe la realizzazione di una fascia a verde attrezzata lungo il perimetro sud est, di larghezza media tra 12 e 15 m, e di una fascia a verde attrezzato lungo il perimetro nord ovest, in modo da delimitare su tutto il confine lo stabilimento Enomondo.

Sostanzialmente un ennesimo pezzo di percorso (ciclo)pedonale, che non parte e non porta da nessuna parte, come tanti altri in città, ma in questo modo la società risolve contemporaneamente il dovere della cessione di una parte della superficie all’Amministrazione e quello previsti dalle normative”

Legambiente non si dichiara a priori contro l’ampliamento, se dettato da ragioni di sicurezza, ma è contraria a questo particolare ampliamento:

“- la richiesta di Enomondo è indubbiamente sovradimensionata e andrebbe, quando meno, ridimensionata alla metà;

– la proposta di “compensazione” all’Amministrazione, con i 9000 mq posizionati ai margini dello stabilimento, non ha un reale interesse pubblico e non può essere accettata;

anche in vista della predisposizione del Piano Urbanistico Generale e del nuovo Regolamento Edilizio, non sarebbe più opportuno che – a fronte di proposte come quella di Enomondo – si ipotizzi che, per compensare il consumo di suolo vergine, si acquistino e si cedano aree oggi previste come edificabili, ma tuttora libere, ritrasformandole in terreno agricolo o aree verdi?”