Gli operai non possono rischiare ogni giorno la vita nei reparti con spazi di lavoro ristretti, con pinze che si staccano dai carroponte (al reparto coil pack il 14 aprile e il 27 aprile Cap 13 Zinco-Verniciatura 3), con coils “fermati” con pezzettini di legno nelle selle, oppure che rotolano dalle navette dopo una collisione!

Le denunce degli operai continuano a non essere ascoltate. Nel processo che si aprirà per la morte di Bujar Hysa schiacciato sotto un nastro di acciaio il 15 luglio dello scorso anno le conclusioni del consulente della procura confermano quello che avevano denunciato gli operai, cioè che le cause della morte sul lavoro erano “spazi di lavoro ristretti, area non idonea e assenza di vie di fuga garantite”. Lorenzo Petronici della Cofari è morto sul lavoro nel 2014. Entrambi erano operai esperti, su di loro le solite frasi di circostanza utili, però, a seppellirli definitivamente. Ma davvero possiamo accettare che cali il silenzio su queste morti operaie e sugli infortuni, accaduti e mancati?

In seguito all’incredibile e criminale sequenza di incidenti dall’inizio dell’anno, con la pressione degli operai si rompe l’immobilismo dei confederali e si risponde con la lotta: le Rsu-Rls hanno indetto lo sciopero del 2 maggio con impianti fermi mediamente per 1 ora nei reparti decappaggio e zincatura 1 e 2 e si è scioperato anche nei 4 stabilimenti del gruppo (8 ore a Ravenna e 2 ore negli altri siti di Forlì e Bergamo). Uno sciopero a cui ha aderito la Rsu Usb e gli operai delle ditte, anche se questi ultimi non hanno fatto sentire la propria voce organizzata. Ancora troppo poco per fare male davvero ai padroni. Dei “malfunzionamenti” proprio in quei reparti si era già parlato agli incontri già prima che accadessero quegli incidenti. Marcegaglia i profitti li ha fatti sulla pelle degli operai. L’“incuranza e la mancanza” di investimenti che denunciano i confederali sono funzionali al profitto dei padroni: «Il 2021 chiude a 7,3 miliardi di fatturato, oltre il 50% in più rispetto al 2020 e anche al 2019, con un 10% di incremento della produzione e delle spedizioni», «Risultati storici, i migliori di sempre».

Ora occorre che gli operai riprendano direttamente nelle proprie mani la battaglia per la sicurezza e la salute in fabbrica altrimenti non c’è possibilità di soluzione.

Serve l’unità degli operai che si organizzino a difesa della salute e sicurezza in fabbrica indipendentemente dalle tessere sindacali, servono lotte, servono nuovi rappresentanti della sicurezza (Rls), serve una postazione sanitaria e ispettiva fissaa cui gli operai possono fare affidamento in caso di rischio-sicurezza.

Dai processi i padroni ne escono impuniti: è successo già con quello di Petronici e non dobbiamo permettere che lo stesso accada per Bujar Hysa. Dobbiamo fare di questo processo una scadenza di lotta per la verità e giustizia e per rilanciare denunce e mobilitazione.

Il comitato promotore dello Slai cobas per il sindacato di classe fa appello a costruire assieme questo percorso di lotta.