Sono state consegnate ieri con una piccola cerimonia le biciclette destinate alle ragazze richiedenti asilo di casa Maria e casa Dunya restaurate dai volontari della Riciclofficina.

Si è conclusa così la prima fase del progetto  “Donne a ruota libera” ideato e presentato dalla Casa delle Donne con la collaborazione di cooperativa società Dolce, Riciclofficina, Fiab Ravenna, adottato da Andrea Frontali, nell’ambito di “Adotta un progetto sociale”, iniziativa del Comune,  alla sua ottava edizione, che registra in questo caso il coinvolgimento trasversale degli assessorati all’Immigrazione e Servizi sociali e alle Politiche e cultura di genere, rispettivamente guidati da Valentina Morigi e Ouidad Bakkali.

Il progetto Donne a ruota libera si articola in quattro moduli in un arco di tempo compreso tra i mesi di gennaio e maggio.

L’obiettivo è quello di promuovere l’uso della bicicletta per avere una maggiore autonomia negli spostamenti di breve distanza, migliorare l’autostima e abbattere le barriere emozionali e sociali.

A partire dal prossimo mese di marzo sono previste lezioni per insegnare ad andare in bicicletta ad alcune ragazze ancora insicure e percorsi guidati in città per la conoscenza della segnaletica stradale, delle regole del codice della strada, per la promozione della mobilità sostenibile e dell’utilizzo delle piste ciclabili.

Inoltre martedì 30 aprile alle 10,45 al teatro Almagià, in via dell’ Almagià 2, è in programma lo spettacolo teatrale “E io pedalo. Donne che hanno voluto la bicicletta” con Donatella Allegro e Irene Guadagnini, testo e regia di Donatella Allegro dell’associazione culturale Effettica.

La rappresentazione vedrà protagoniste le attrici Donatella Allegro e Irene Guadagnini che con talento e ironia racconteranno le storie di alcune donne che, proprio pedalando, hanno sfidato pregiudizi, divieti e hanno conquistato nuovi spazi di libertà e aperto nuove strade per le donne.

Perché un progetto sulle donne e la bicicletta

Susan B. Anthony, avvocata americana per i diritti civili e uno dei simboli del XIX secolo del movimento per l’emancipazione femminile, nel 1896, disse: “Lasciate che vi dica cosa penso dell’andare in bicicletta. Penso che la bici abbia fatto per l’emancipazione delle donne di più di ogni altra cosa al mondo. Dà alle donne la sensazione di libertà e di completa autonomia. Gioisco ogni volta che vedo in giro una donna pedalare.”

A 200 anni dalla sua invenzione la bicicletta continua a esercitare la sua forza di emancipazione per il genere femminile in quanto garantisce libertà di movimento, autonomia negli spostamenti e liberazione dal controllo e dagli sguardi altrui.

Nella tradizione patriarcale andare in bicicletta per le donne era considerato disdicevole, sconveniente e dannoso alla salute e alla femminilità.

Ancora oggi in alcuni paesi del mondo alle donne è proibito pedalare per motivi culturali e religiosi. La bicicletta non è solo un mezzo di trasporto, è cultura, è uno strumento di indipendenza e libertà. Questo è vero tanto più per le donne straniere provenienti da diversi paesi e culture.

Per questo il progetto Donne a ruota libera si rivolge a donne e ragazze straniere che vivono nella nostra città.