La decadenza del centro storico fu decretata negli anni ’80 e ’90, quando le varie amministrazioni comunali, accumunate dalla stesso obiettivo, decisero che gli uffici comunali sarebbero stati trasferiti all’esterno dell’antico perimetro murario, provocando conseguentemente l’inizio della crisi di tutte quelle attività che ne rappresentavano l’indotto e vi gravitavano attorno. Fu pertanto incentivato il trasferimento delle stesse fuori dal centro cittadino, favorendo con ciò la costruzione dei centri commerciali e attuati nuovi assetti sul piano urbanistico.

Con un comunicato pubblicato a novembre, abbiamo denunciato il perdurare della crisi del centro storico e la totale assenza politica di questa amministrazione nel tentare di porre un freno a quella che oramai non può più definirsi solo una drammatica tendenza.

Come dimostrano i numerosi articoli dei quotidiani locali, sono state numerose nel 2018 le chiusure di attività commerciali, autentici pezzi di memoria storica del centro di Ravenna che hanno definitivamente chiuso l’attività.

Dalle informazioni in nostro possesso, entro maggio 2019 dovrebbero chiudere definitivamente le saracinesche altre 17 attività del centro! Un dato che non lascia spazio ad interpretazioni e che evidenzia una situazione di emergenza senza precedenti nella storia recente di questa città.

Stefano Donati e Anna Greco, Consiglieri Territoriali del Centro Urbano rispettivamente di Lista per Ravenna e Lega Nord, grazie alla preziosa collaborazione di quest’ultima, operatrice commerciale del centro storico, che da anni combatte contro il degrado e si spende in prima persona per abbattere il muro del lassismo imperante e dell’immobilismo politico, hanno predisposto il seguente “DECALOGO PER RISOLLEVARE IL CENTRO DI RAVENNA AGONIZZANTE”, che, sotto forma di petizione indirizzata al sindaco, viene sottoposta alla sottoscrizione da parte dei cittadini.

  • Stop a nuovi centri commerciali. Il 9 gennaio 2019 è entrato in vigore lo strumento urbanistico del Comune di Ravenna POC 2 che prevede la costruzione di nuove 12 strutture della grande distribuzione commerciale, di cui una fino a 5.000 metri quadrati e le altre fino a 2.500. S’impone una moratoria ferrea di questo scenario pazzesco di morte programmata delle piccole e medie imprese commerciali, cimiteriale soprattutto per il centro urbano di Ravenna, anche se colpisce in genere per tutte le aree urbanizzate e il forese.
  • Canoni di affitto agevolati. Uno studio di Confcommercio stima in 30.000 euro/annui il costo medio solo degli affitti. Chiediamo che il Comune convochi urgentemente un tavolo tecnico con l’obiettivo di ottenere l’impegno da parte dei proprietari degli immobili una sostanziale riduzione dei canoni di affitto dei locali, per un periodo minimo di tre anni, nelle strade e nelle zone e frazioni più colpite dalla chiusura e mancata apertura dei negozi. Il Comune dovrebbe restituire lo sconto praticato, sotto forma di riduzione o taglio di imposte comunali.
  • Parcheggi con tariffe agevolate per i lavoratori del centro. Per quei lavoratori che ne possano dimostrare l’effettiva necessità, servono tariffe convenzionate di lungo periodo concesse, sull’esempio di altri Comuni, attraverso un apposito bando pubblico, oppure, in alternativa, l’introduzione di opportune fasce tariffarie calmierate. In ogni caso, va evitato che i lavoratori del centro debbano impegnare almeno una mensilità del proprio reddito annuale da lavoro solo perché, in mancanza di alternative praticabili, devono parcheggiare l’auto in centro.
  • Potenziamento dei parcheggi scambiatori, collegati con il centro attraverso bus navetta elettrici frequenti. Dotati di videosorveglianza, toilette e idonea illuminazione, possono attirare anche la clientela proveniente dalle periferie esterne, dal forese e dal litorale, nonché da altri Comuni.
  • Segnalazione delle situazioni di degrado da fronteggiare. Al riguardo, occorre avvalersi, in modo strutturato, degli assistenti civici, cittadini volontari alcune delle cui formazioni già supportano la Polizia municipale.
  • Cura programmata e costante dell’arredo, della pulizia e delle aree verdi. Oltre a questa fondamentale attività, occorrono anche incentivi e sostegni per l’installazione di nuove telecamere negli esercizi commerciali, come deterrente contro le “spaccate” e le incursioni predatorie.
  • Installare nelle principali vie del centro urbano cartelli multilingua educativi. Possono servire a disincentivare gli atteggiamenti incivili più comuni che depauperano la qualità dei luoghi, inserendovi messaggi dedicati alle varie tipologie di utenza, dai ciclisti ai possessori di cani, rimarcando particolarmente il divieto di abbandono dei rifiuti a terra.
  • Strategie per la promozione dell’identità urbana e di grandi eventi. Andrebbe istituita una struttura comunale capace di interagire coi numerosi servizi che, avendo svariate competenze utili sono cronicamente incapaci di dialogare tra loro, ricercando anche sul mercato, con trasparenza, tecnici di alta professionalità ed esperienza.
  • Ripensamento sulle distanze minime tra attività concorrenti. Il Decreto Bersani le ha eliminate drasticamente, con effetti anche negativi espressi soprattutto dai troppi frequenti fallimenti di imprese. Per evitare che una nuova attività possa trasformarsi, dopo un breve periodo, in un fallimento, per non aver considerato correttamente la potenzialità del mercato nella zona, appare ormai necessario un ripensamento della legge, a cui attualmente i Comuni non possono derogare. Suggeriamo una mozione del consiglio comunale, istruita opportunamente dagli uffici della giunta, volta a promuovere al riguardo un’iniziativa legislativa della Regione, dal momento che la Costituzione le riconosce questo potere nei confronti del Parlamento (art. 121), oltre a stabilire che il commercio è materia di legislazione concorrente tra Stato e Regioni stesse (art. 117). .
  • Rafforzare i requisiti di idoneità per la gestione di un’attività commerciale. L’esiguità dei requisiti richiesti è un’altra causa, non secondaria, di nuove imprese commerciali improvvisate, destinate al fallimento. Una riforma della legge anche su tale aspetto, può essere compresa nell’iniziativa di cui al punto precedente.

CHI PUO’ FIRMARE LA PETIZIONE E DOVE 

Possono firmare la petizione tutte le persone residenti nel territorio comunale, italiani o stranieri, con almeno 16 anni di età.

La petizione può essere altresì firmata da tutte le persone non residenti nel territorio comunale, italiani e stranieri, con almeno 16 anni di età, che in qualsiasi parte del territorio comunale esercitino la propria attività prevalente di lavoro e di studio.

È possibile sottoscrivere la petizione presso le attività commerciali: “IDEA UOMO”, via Giacomo Matteotti, 33 e “RUBAMI LE SCARPE”, via Mazzini, 39/A, che ringraziamo sentitamente per la preziosa collaborazione. Può essere firmata presso i gruppo consiliari di Lega Nord e Lista per Ravenna nella Residenza municipale (IV Piano, Piazza del Popolo n. 1, Ravenna, e-mail: grulistara@comune.ravenna.it), che fungeranno anche da punto di arrivo delle firme.

Ogni cittadino interessato potrà negli stessi luoghi ritirare gli stampati per la raccolta firme e a sua volta raccoglierle non essendoci obbligo di firma davanti al notaio.